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IL BILANCIO DELLA CRISI


era difcile per le persone interessate orientarsi. Dall’altra, contrariamente a quanto
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consigliato da tutti gli studi e gli esperti, l’oferta di servizi alla persona risultava parti-
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colarmente scarsa (cfr. cap. 2).

Nel 2007 la povertà toccava il 4% delle persone e si concentrava in alcuni specifci seg-
menti della società italiana.

2.2 La crisi
2.2.1 L’avanzata della povertà
Negli anni della crisi, la difusione della povertà in Italia è notevolmente aumentata. Il
capitolo 1 lo ha mostrato, mettendo a confronto i dati più recenti, riferiti al 2012, e quelli
del 2007. Nel 2012 vivevano in povertà assoluta 4,8 milioni di persone residenti in Italia,
pari all’8% del totale, mentre nel 2007 erano 2,4 milioni, cioè il 4,1%. In altre parole, i po-
veri sono raddoppiati in cinque anni.
Questa è la dimensione quantitativa dell’avanzata della povertà in Italia, della qua-
le bisogna cogliere anche la dimensione qualitativa. La presenza della povertà ha allar-
gato i propri confni, infatti, andando a colpire in misura signifcativa fasce della popola-
zione sinora poco toccate. Abbiamo, dunque, assistito ad un doppio movimento, con il
quale l’indigenza non solo ha confermato il suo radicamento tra i segmenti della popola-
zione dove già in passato era più presente, ma è anche cresciuta particolarmente in altri
segmenti, prima ritenuti poco vulnerabili: il Centro-Nord, le famiglie con due fgli, i nuclei
con capofamiglia di età inferiore a 35 anni, le famiglie con componenti occupati (tab. 1).

Tab.1 Il nuovo volto della povertà in Italia

PRIMA DELLA CRISI OGGI
4% delle persone 8% delle persone
Questione meridionale Questione meridionale + questione settentrionale
Un problema perlopiù degli anziani Un problema degli anziani e dei giovani
Riguarda chi ha almeno 3 fgli Riguarda chi ha almeno 2 fgli

Non tocca chi ha un lavoro Tocca anche chi ha un lavoro
(tabella tratta dal cap. 1)


Ci si può attendere che l’auspicata ripresa della crescita economica determini, nei
prossimi anni, una riduzione del tasso di povertà, anche se tempi e proporzioni dell’arre-
tramento sono imprevedibili. Gli economisti, tuttavia, concordano nel ritenere che la po-
vertà non potrà tornare al livello pre-crisi, a causa dell’indebolimento strutturale del con-
testo socio-economico italiano (cap. 1). Una difusione della povertà superiore a quella
conosciuta in passato, dunque, caratterizzerà il nostro paese negli anni a venire.





3 Un elenco delle misure che, in misura variabile, intercettano le famiglie in povertà comprende i se-
guenti interventi di responsabilità nazionale: assegno sociale, integrazione al minimo, riduzione
delle tarife del gas e/o elettriche, contributi per l’aftto, riduzione di canone e tarife, assegni per il
terzo fglio, detrazione dell’aftto, riduzione del canone Rai e Telecom. Di responsabilità dei Comu-
ni sono, invece: l’assistenza economica, la riduzione delle tarife per i trasporti urbani, il contributo
al pagamento dell’acqua, altre riduzioni ed esenzioni locali.
4 La debolezza dei servizi alla persona si rifetteva già allora negli scarsi stanziamenti pubblici a disposi-
zione dei soggetti titolari, cioè i Comuni (cfr. tab. 3). Sulle condizioni della povertà e degli interventi
per fronteggiarla nello scorso decennio si possono consultare i rapporti annuali Caritas-Fondazio-
ne E. Zancan, pubblicati sino al 2011, dapprima con l’editore Feltrinelli e poi con Il Mulino. Si veda,
l’inoltre, l’insieme di riferimenti bibliografci illustrati nell’ultimo paragrafo del capitolo 1.

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