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LE POLITICHE CONTRO LA POVERTÀ IN ITALIA / RAPPORTO 2014


impossibile ofrire interventi adeguati ai cittadini. Nondimeno, è solo grazie alla def-
nizione dei diritti, ed alla conseguente predisposizione di fnanziamenti pubblici, che
il Terzo Settore può trovare le risorse necessarie a mettere in campo le proprie rispo-
ste (v. tab. 2).


Tab. 2 L’evoluzione del dibattito tecnico
APPROCCIO TRADIZIONALE CONVERGENZA CRESCENTE VERSO…
L’attuazione come “dettaglio” rispetto Il riconoscimento dell’importanza decisiva
al disegno strategico della dimensione attuativa
Proposte da “Stato Iper-Regolatore” L’approccio dell’infrastruttura nazionale
e realtà di “Stato Bancomat” per il welfare locale
Dicotomia tra riforme strutturali La necessità di un Piano graduale
e interventi emergenziali in un orizzonte defnito
Separazione/contrapposizione tra obiettivo Consapevolezza che diritti e sussidiarietà
dei diritti e obiettivo della sussidiarietà possono concretizzarsi solo se realizzati insieme


5. Inclusione sociale versus inclusione lavorativa?
Certamente sono rinvenibili delle distanze tra le proposte, alcune rintracciabili chiara-
mente, altre presenti, ma che evocano immediatamente il dibattito pubblico che c’è die-
tro di esse. Tra tutte va certamente segnalata l’enfasi più o meno lavoristica posta negli ar-
ticolati, tale da suscitare la domanda su quale approccio sorregga i rispettivi impianti, se
orientato all’inclusione sociale o a quella lavorativa. Questione amplifcata anche dalle af-
fermazioni in tema di “attivazione sociale” espresse dal Ministro del Lavoro Poletti e con-
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tenute nel cosiddetto Jobs Act. Quella che il Ministro del lavoro ha infatti introdotto è una
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ulteriore novità nel contesto del dibattito sul coinvolgimento attivo dei benefciari di sus-
sidi, nella direzione di allargarlo anche a funzioni di supporto, richieste ai benefciari dai
comuni, ai sistemi di servizi locali, a partire da una idea di restituzione verso la collettività.
Il tema è complesso e scivoloso: nel passato più che stimolare analisi fondate, esso ha
alimentato il forire di opzioni di tipo ideologico. Certamente è un dato positivo il com-è un dato positivo il com- un dato positivo il com-
pleto superamento di formule quali quelle dei Lavori Socialmente Utili del recente pas-
sato e la difusa consapevolezza che la Cassa integrazione non evita attivazioni anomale,
come il ricorso al lavoro nero.
D’altro canto il tema dell’approccio lavoristico deve fare i conti con un mercato del la-
voro a livello nazionale drammaticamente segnato dalla crisi economica, e quindi certa-
mente poco generoso nell’oferta di opportunità, ma ancora più endemicamente proble-
matico in ampie aree del paese soprattutto quelle meridionali, ove peraltro anche la rete
dei servizi sociali di accompagnamento è contestualmente più fragile.
Su questo aspetto si dovrebbe raforzare la consapevolezza che uno strumento di
contrasto alla povertà assoluta sarebbe da considerare uno straordinario successo solo
se, in alcune aree del paese, riuscisse a indebolire i circuiti di povertà connessi all’evasio-
ne scolastica, riducesse l’area del lavoro nero o fosse in grado di contribuire alla riduzio-
ne delle aree di contiguità a settori di economia criminale.






9 «Se hai avuto un sussidio, se sei stato aiutato dalla comunità in un momento di dif coltà - spiega il Mi-à in un momento di dif coltà - spiega il Mi- in un momento di difcoltà - spiega il Mi-à - spiega il Mi- - spiega il Mi-
nistro - è giusto che quella comunità ti chieda di renderti disponibile a dare una mano, di restituire
ciò che come comunità ti ha dato››, G. Poletti, Disoccupati, chi riceve sussidi darà aiuto a enti locali,
ANSA 18 marzo 2014.
10 Legge 16 maggio 2014, n. 78 “Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la
semplifcazione degli adempimenti a carico delle imprese” (Jobs Act), di conversione del Decreto
Legge n.34/2014 (c.d. Decreto Legge “Poletti”).

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