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IL BILANCIO DELLA CRISI


Per questa ragione il citato ripensamento del “patto di servizio” inserito nella legge
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sugli ammortizzatori, aperto a soluzioni di utilizzo sociale di disoccupati o cassaintegrati
sembra una misura ragionevole, tale da fare propria una idea della attivazione più preoc-
cupata dell’inclusione sociale e meno mercatista, così come la previsione di una Agenzia
nazionale per l’impiego e la gestione delle politiche attive e passive per il lavoro e dei ser-
vizi per l’impiego – contenuta anch’essa nella legge – sembra tenere conto di diferenzia-
li regionali che riguardano certamente il mercato del lavoro, ma anche le strutture a ser-
vizio dei soggetti che ne restano fuori.


Un altro tema sensibile è l’orientamento unanime, tranne che nel caso della proposta
RMG, ad un sostegno economico limitato alla fuoriuscita dei benefciari dalla povertà as-
soluta: più volte nei diversi contributi questo tema è riemerso con diverse accentuazioni.
Ragioni non solo di sostenibilità economica, ma anche di coerenza delle proposte, ren-
dono questo approccio più condivisibile e meno arbitrario di altri criteri. Anche in questo
caso si può afermare che riuscire a raggiungere questo obiettivo sarebbe comunque un
risultato di straordinaria portata per il nostro paese, ofrendo almeno degli standard mi-
nimi di reddito alle famiglie e agli individui in condizioni di disagio.

6. È solo una questione di soldi?
Il tema certamente più controverso, o non afrontato nelle proposte, è quello del f-
nanziamento. Questione ovviamente cruciale che sarebbe però fuorviante considerare
come l’unica decisiva per i decisori: l’esperienza, anche recente, dimostra che le proposte
non vengono approvate perché s’individuano modalità certe di fnanziamento, ma per-
ché diventano priorità politiche e sono accompagnate da un adeguato consenso e, suc-
cessivamente, si dimostrano sufcientemente utili e sostenibili.
Ovviamente non si vuole afermare che il fnanziamento non rappresenti un proble-
ma, ma non è certamente il primo. Come, d’altro canto, si deve uscire dall’equivoco che la
costruzione di una misura contro la povertà non possa non dipendere dalla contestuale
revisione della spesa assistenziale; la revisione della spesa assistenziale è certamente un
obiettivo da perseguire - data la complessa architettura degli attuali interventi, frutto di
un pluriennale approccio categoriale e di una logica normativa per accumulo – ma all’in-
terno di una strategia graduale e incrementale che contestualmente avvii una misura di
contrasto, coordinando e razionalizzando progressivamente i diversi istituti assistenziali.
Non si deve comunque mai dimenticare, se si abbandona una logica di breve periodo,
che la mancata presa in carico del fenomeno della povertà provoca di per sé costi impro-
pri – come nel caso della salute e dei suoi determinanti sociali - e compromette – per i
suoi efetti ad esempio sulla formazione – la capacità competitiva di un paese in termini
di livelli di istruzione. L’alternativa non è quindi tra maggiore o minore spesa, ma tra una
allocazione più efciente e eticamente più sostenibile di risorse rispetto ad una altra ir-
razionale e improduttivamente riparativa.
In questo senso va intesa anche l’opzione per una modalità sussidiaria di progettare
una misura di contrasto alla povertà, che, come già afermato, dovrebbe essere il nuovo
modo di concepire i diritti: questi saranno pienamente garantiti non solo se previsti da
una norma dello stato, ma se concepiti per promuovere alleanze capaci di attivare tute-
le difuse e integrate.






11 Il patto di servizio è uno strumento utilizzato dai centri per l'impiego per formalizzare un accordo
con disoccupati ed occupati sul progetto personale scelto, sia esso un sostegno all’inserimento
lavorativo ovvero la partecipazione ad un percorso formativo. In fase di sottoscrizione del patto di
servizio, si decide la defnizione di un piano di azione individuale all›interno del quale sono conte-
nute tutte le azioni da fare per l›inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro.

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