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8 I le politiche


contro la povertà
in italia. un bilancio


Dal Censimento delle opere ecclesiali


CRISTIANO 1. Introduzione
GORI I precedenti capitoli hanno presentato un’articolata analisi di ciò che è avvenuto,
UNIVERSITÀ CATTOLICA durante gli ultimi anni, nel campo delle politiche contro la povertà in Italia. Sono state
DEL SACRO CUORE
DI MILANO esaminate le azioni efettivamente compiute, così come quelle che mancano ma che
sarebbero necessarie, ed è stato approfondito il relativo dibattito. In questo e nel suc-
cessivo capitolo riprendo i principali contenuti del Rapporto per fare il punto sulle po-
litiche contro la povertà nel nostro paese, concentrandomi, coerentemente con il resto
del lavoro, sulle azioni del Governo nazionale. Ciò implica dapprima la messa a fuoco
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di dove siamo arrivati sino ad oggi e poi la discussione delle strade che si potrebbero
percorrere a partire da domani. Il presente contributo, pertanto, propone una disami-
na di quanto avvenuto dal 2008, mentre il prossimo esamina gli scenari alternativi per
gli anni davanti a noi.
Per stilare un bilancio del recente passato le prossime pagine rispondono ai seguenti
interrogativi: “cosa è stato efettivamente fatto per le persone in povertà?” (Gli interven-
ti realizzati, par. 2), “quali passi sono stati compiuti verso la costruzione di un nuovo mo-
dello di risposta?” (Le sperimentazioni avviate, par. 3) e “quali aspetti ha messo in risalto
l’esperienza della crisi?” (Le lezioni dalla realtà, par. 4).
Un breve paragrafo conclusivo, infne, propone uno sguardo di sintesi su quanto ac-
caduto (Ieri, oggi e domani, par 5).

2. Gli interventi realizzati
2.1 Il welfare alla vigilia della crisi
Per comprendere la realtà di oggi bisogna partire dal 2007, ultimo anno di crescita del
Pil prima del periodo (durato sei anni) che ne ha visto prevalere il segno negativo. Il wel-
fare italiano presentava allora contorni ben defniti, radicatisi nei decenni. Le politiche
contro la povertà del nostro paese erano unanimemente considerate molto deboli, prin-
cipalmente per le seguenti ragioni:

• l’assenza di una misura nazionale contro la povertà assoluta, allora conosciuta come
Reddito Minimo, oggi anche come Sia o Reis (cfr. cap. 2 e 7), una mancanza che la sola
Grecia condivideva con noi nell’Europa a 15;
• stanziamenti pubblici assolutamente inadeguati, secondo ogni termine di paragone.
Ad esempio, la spesa pubblica dedicata era lo 0,1% del Pil rispetto allo 0,4% della me-
dia europea (fonte Eurostat); 2
• un disegno degli interventi esistenti defcitario. Da una parte, le risposte presenti, pure
ridotte, erano parcellizzate in una varietà di prestazioni, frutto di iniquità e tra le quali





1 Anche in questo caso, in linea con tutto il Rapporto, la povertà è intesa di seguito come povertà as-
soluta (cfr. cap 1).
2 I confronti europei di spesa in materia sono da considerarsi con cautela per vari motivi metodologici.
Le stime Eurostat si concentrano su misure esplicitamente fnalizzate a fronteggiare la povertà,
denominate per l’appunto di “minimum income” (reddito minimo) e non includono alcuni schemi
categoriali (come le pensioni/assegni sociali). Le avvertenze in merito al valore puntuale dei dati
non alterano il loro signifcato tendenziale, cioè quello di un forte sottofnanziamento della lotta
alla povertà.

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