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LE POLITICHE CONTRO LA POVERTÀ IN ITALIA / RAPPORTO 2014
I CAMBIAMENTI DELLE IMPOSTE IMMOBILIARI: QUALI CONSEGUENZE PER I POVERI?
• In assenza di detrazioni, un’imposta sulla prima casa non inciderebbe, come molti pensano, soprattutto sui nuclei
a reddito alto, ma sarebbe sostanzialmente proporzionale, e cioè inciderebbe su tutti i nuclei proporzionalmen-
te al reddito.
• In questo modo, senza detrazioni, si penalizzerebbero, quindi, le famiglie più povere.
• E solo se verranno introdotte detrazioni generose per le famiglie in povertà, sia assoluta che relativa, la Tasi non
si risolverà in una maggiore tassazione rispetto all’Imu prima casa.
• Ma d’altra parte, anche in caso di combinazione tra un’aliquota molto alta (al 3,3 per mille) ed ampie detrazioni,
l’efetto distributivo ottenuto sarebbe simile a quello prodotto dall’Imu prima casa.
• In questo ultimo caso (Tasi con aliquota alta e detrazioni ampie), circa un quarto delle famiglie in povertà assoluta
e quasi un terzo di quelle povere relative sarebbero ancora sottoposte alla Tasi, come già all’Imu prima casa.
Il provvedimento, al di là delle declinazioni che potrà assumere, non migliorerebbe
le condizioni delle famiglie più povere, rischiando invece di penalizzarle nel caso in cui
non dovessero essere previste ampie detrazioni per questi nuclei
6. I possibili sviluppi della Carta Acquisti
Come è stato ampiamente spiegato nei capitoli 3 e 4, nel corso del 2014 è stata intro-è stato ampiamente spiegato nei capitoli 3 e 4, nel corso del 2014 è stata intro-el corso del 2014 è stata intro-è stata intro- intro-
dotta in via sperimentale una nuova versione della Carta Acquisti (denominata carta ac-
quisti sperimentale o carta per l’inclusione), destinata al contrasto della povertà assoluta.
Per cercare di valutare in termini quantitativi i possibili efetti della nuova carta acqui-
sti, consideriamo un caso ipotetico: immaginiamo che essa venga introdotta in modo sta-
bile e che sia estesa a tutti i potenziali benefciari in Italia, secondo le regole previste per la
sua sperimentazione. Efettuiamo anche questa simulazione sul data set Silc 2011. Ci in-
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teressa in particolar modo capire l’impatto che il nuovo trasferimento potrebbe avere sul-
la povertà assoluta, e in quale misura esso sia davvero mirato alle famiglie in maggiori dif-
fcoltà. Precisiamo ancora una volta che per la Nuova Social Card nel 2014 è prevista solo
una sperimentazione su alcune regioni. E visto che essa non ha una fonte di fnanziamen-
to certa, non è corretto considerarla come un nuovo provvedimento di politica sociale.
Date le più restrittive regole per la sua fruizione, non stupisce che la nuova carta, se
estesa a tutto il paese, presenterebbe un minor numero di famiglie benefciarie: sarebbe-
ro l’1,1% di tutte le famiglie italiane (circa 280mila), meno della metà del 2,4% (600mila)
della vecchia versione. Il numero delle famiglie interessate risulta inferiore rispetto alla
vecchia versione della carta anche perché la nuova carta si concentra su nuclei con mag-
giore dimensione media, richiedendo la presenza di almeno un minore ed escludendo
quindi, di fatto, le famiglie anziane.
Come già ampiamente detto nel capitolo 3, il trasferimento medio per ciascuna fami-
glia sarebbe di dieci volte superiore per la nuova carta: mentre la vecchia rappresenta di
fatto un trasferimento poco più che simbolico anche per le stesse famiglie che dichiara-
no di usufruirne (pari in media a meno del 10% del reddito dei nuclei), la nuova versio-
ne costituirebbe in media la metà del reddito monetario dei nuclei benefciari. L’impatto
sulla difusione della povertà assoluta sarebbe comunque marginale, nel senso che l’im-
15 In questa sede ci si riferisce dunque alla versione della Nuova Social Card di cui è in corso la sperimen-
tazione nei dodici comuni con più di 250 mila abitanti, e si considerano pertanto i criteri adottati per
la defnizione della sua platea di benefciari. Per poter efettuare le simulazioni in relazione a questa
misura, l’Isee è stato ricostruito per ogni famiglia del dataset sulla base delle nuove regole di calcolo
introdotte dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2013, dedicato alla
riforma dell’indicatore.
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