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LE POLITICHE CONTRO LA POVERTÀ IN ITALIA / RAPPORTO 2014
efettiva introduzione del sussidio universale di disoccupazione, in un contesto nel qua-
le queste ultime compirebbero un salto in avanti storico rispetto al passato. Ma, in ogni
modo, la scarsa rilevanza della lotta alla povertà non sarebbe messa in discussione.
5.1 Un’esperienza già vissuta...
Le analogie con la Seconda Repubblica toccano pure la successione degli eventi. Il
Rapporto, infatti, ha mostrato che, negli ultimi anni, si sta vivendo in Italia una nuova
fase d’interesse, elaborazioni ed attese nei confronti della lotta alla povertà. Notevo-
li sono le somiglianze con la precedente stagione di fervore e speranze, cominciata nel
1997. La Commissione Onofri propose in quell’anno il complessivo ridisegno del nostro
sistema di protezione sociale, mettendovi al centro l’introduzione del Reddito Minimo
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d’Inserimento (Rmi). L’ipotesi del Rmi era fglia di un periodo di notevole animazione
intellettuale intorno alla lotta alla povertà, in particolare grazie alla Commissione d’In-
dagine sulla Povertà e l’Esclusione Sociale, e divenne un punto di riferimento per i tan-
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ti che, al di là delle appartenenze politiche, auspicavano la modernizzazione del welfa-
re italiano.
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Il Ministro alla Solidarietà Sociale, Livia Turco, condusse una decisa battaglia per l’in-
troduzione del Rmi. Nel biennio 1999-2000 ne promosse la sperimentazione in 39 Co-
muni: lei e gli altri riformatori speravano rappresentasse un primo mattone a partire dal
quale fosse possibile edifcare, in seguito, la necessaria misura nazionale rivolta a tutte
le famiglie in povertà. Nell’insieme, furono anni segnati da una particolare vivacità di ri-
fessioni ed iniziative in materia, legate all’aspettativa di trovarsi alla vigilia di un radicale
cambiamento del welfare italiano.
La costruzione di adeguate politiche contro la povertà, tuttavia, rappresentò l’obietti-
vo di un autorevole componente dell’Esecutivo, Livia Turco per l’appunto, che non fu
mai fatto proprio dal Governo di Centro-Sinistra. Decisiva risultò la Finanziaria appro-
vata a fne 2000, mentre la sperimentazione giungeva al termine, l’ultima prima delle
elezioni della primavera 2001. Si trattò di una manovra tipicamente pre-elettorale, ric-
ca di dotazioni destinate a numerosi soggetti e con ampi impegni di spesa. Vi trovaro-
no spazio sgravi fscali per famiglie e imprese, abolizione dei ticket per le ricette medi-
che, aumenti di alcune pensioni e altro, ma non il passaggio dalla sperimentazione del
Rmi alla sua introduzione in tutto il Paese. Si trattò di una scelta di priorità politiche,
edulcorata dalla decisione di prorogare la sperimentazione, coinvolgendo ulteriori 267
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Comuni, per altri 4 anni. Dalle elezioni del 2001 uscì vincitore il Centro-Destra, dichia-
24 Si tratta della “Commissione per l’analisi delle compatibilità macroeconomiche della spesa sociale”
– divenuta nota con il nome del suo Presidente, Paolo Onofri – nominata dall’allora Presidente del
Consiglio, Prodi, per elaborare una proposta di riforma del sistema italiano di protezione sociale-
Per il bilancio della sua esperienza si veda L. Guerzoni (a cura di), La riforma del welfare. Dieci anni
dopo la 'Commissione Onofri', Il Mulino, Bologna, 2008.
25 Le proposte della Commissione Onofri riprendevano, in misura signifcativa, quelle della Commis-
sione d’indagine sulla Povertà e l’Emarginazione sociale (dal 2000 rinominata Commissione d’In-
dagine sull’Esclusione Sociale, operativa fno al 2012), anch’essa di designazione governativa e che
svolse una funzione centrale nella promozione di migliori politiche. Durante l’epoca considerata ne
furono Presidenti Pierre Carniti (1993-1998) e Chiara Saraceno (1998-2001).
26 Livia Turco ha ricoperto il ruolo di Ministro della Solidarietà Sociale in tutti gli Esecutivi di Centro-Sini-
stra (Presidenti del Consiglio Prodi, D’Alema e Amato) susseguitisi durante la legislatura 1996-2001.
27 Così si esprime oggi Chiara Saraceno, all’epoca autorevole consulente di Livia Turco: “Anche il Reddito
minimo d’inserimento venne a suo tempo introdotto come sperimentale in pochi Comuni, nella
prospettiva di metterne a punto disegno e governance in modo adeguato. Il ripetersi di situazioni
“sperimentali” più o meno eterogenee, tuttavia, rischia di essere soltanto la foglia di fco che ma-
schera l’impossibilità politica, più che economica, di attuare un intervento sistematico” contro la
povertà (C. Saraceno, Simmetrie perverse. I paradossi delle politiche di contrasto alla povertà negli anni
della crisi in Italia, in “Politiche sociali”, 1, 2014, pag. 36). Le diverse funzioni, quelle utili così come
quelle strumentali, delle sperimentazioni sono approfondite nel par 3.1 del precedente capitolo.
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