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LE POLITICHE CONTRO LA POVERTÀ IN ITALIA / RAPPORTO 2014
• il disinvestimento verso la lotta alla povertà in atto dal 2000 ebbe luogo in presenza di
una costante diminuzione della sua difusione del nostro Paese. Ora, invece, tra gli
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esperti prevale l’attesa che nel prossimo futuro possa ridursi ma in misura ben più
contenuta di allora (cfr. cap 1);
• nell’attuale quadro politico-istituzionale si registra una sensibilità senza precedenti ver-
so la povertà, come illustrato nel successivo paragrafo 7;
• gli anni non sono trascorsi inutilmente sul fronte della progettualità, dato che si è fatto
tesoro dell’esperienza e la qualità tecnica delle proposte è migliorata nel tempo (cfr.
cap. 7).
6. Scenari a confronto
Gli scenari esposti si fondano su logiche profondamente diverse, legate all’orizzonte
politico e all’approccio verso il welfare al quale si aderisce. Queste diferenze possono es-
sere riassunte, a mio parere, in quattro alternative.
La prima è tra la presenza e l’assenza di uno sguardo sulla realtà della società italia-
na. Lo scenario “Seconda Repubblica” (d’ora in avanti SR) marca l’incapacità della politi-
ca nazionale di “vedere” la difusione della povertà, così come la sua crescita in segmen-
ti della popolazione sino a poco tempo fa marginalmente toccati. Comporta anche con-
tinuare a ritenere, come in passato, di poter sciogliere tutti i nodi del disagio esclusiva-
mente attraverso i pur decisivi interventi per il lavoro. La scelta di “Welfare come Social
Card” (d’ora in avanti WSC) o di “Piano Nazionale” (d’ora in avanti PN) segna, invece, una
nuova consapevolezza del Governo circa l’avanzata della povertà e la necessità di afron-
tarla con una specifca strategia.
La seconda alternativa è tra innovazione e conservazione nella progettualità. SR ri-
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sulta uno scenario conservatore sotto ogni proflo, nella defnizione delle priorità così
come nella progettualità. Più ambigua, invece, si rivela la natura conservatrice di WSC. In
questo scenario, infatti, il riconoscimento della necessità di agire contro la povertà é ac-
compagnato dalla mancanza di fducia nella possibilità d’ innovare il welfare italiano. O,
comunque, dalla scelta di non afrontare gli ostacoli inevitabili in un percorso realmente
riformatore. Nello scenario PN, invece, le maggiori risorse disponibili sono utilizzate per
aggredire le criticità di fondo del sistema. La consapevolezza della portata della sfda do-
vrebbe qui spingere a cercare di non ripetere gli errori del passato, dotandosi di tutti gli
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strumenti necessari per afrontare le naturali difcoltà.
30 A partire dal 2005 esistono le rilevazioni sulla povertà assoluta dell’Istat, alle quali si fa abitualmente
riferimento (cfr. cap 1). Per la stagione precedente – allora l’Istat non stimava la povertà assoluta
– vengono qui utilizzate le stime di Vecchi, cfr. il data base scaricabile da http://www.economia.uni-
roma2.it/vecchi/index.asp?area=7 e N. Amendola, F. Salsano, G. Vecchi, Povertà, in G. Vecchi (a cura
di) "In ricchezza e poverta. Il benessere degli italiani dall'Unita ad oggi", Il Mulino, Bologna, 2011,
pagg. 271-318. Facendo riferimento a questo dataset, mentre nel 1998 in Italia le persone in povertà
assoluta erano il 7,6% del totale, nel 2006 erano diventate il 4,7%; i valori stimati da Vecchi risultano
diversi da quelli dell’Istat ma le tendenze sono le medesime. Nel successivo periodo 2007-2012,
invece, la povertà ha ripreso a difondersi, come illustrato nel capitolo 1.
31 Si tratta della medesima alternativa prospettata nella domanda “si vogliono innovare le modalità
d'intervento?” nella tabella 1. Analogamente, l'alternativa precedente, concernente lo sguardo
sulla società italiana, si rifà al quesito “la lotta alla povertà è una priorità?” nella medesima tabella.
Gli interrogativi proposti all'inizio vengono qui ripresi così da declinarli ulteriormente in base ai
contenuti presentati nel corso del capitolo.
32 Come visto, ciò si tradurrebbe, tra l’altro, in una particolare attenzione alla dimensione attuativa e
nella costruzione dell’infrastruttura nazionale per il welfare locale.
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