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Rapporto 2014 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia


ti di gruppi criminali locali, quasi sempre italiani. Tale fenomeno è presente anche
nel Nord Italia laddove, per motivi culturali, l’imposizione di una macchina slot ad un
esercente rappresenta una più accettabile variante del tradizionale “pizzo” (consue-
tudine ancora molto forte nelle regioni centro-meridionali).

“Finanziamenti e rateizzazioni: il trompe-l’oeil dei consumi. L’indebitamento è causato, ol-
tre all’accensione di mutui per l’acquisto della casa, dai prestiti per l’acquisto di beni mobi-
li, dal credito al consumo, dai fnanziamenti. Quando si chiede un fnanziamento lo si fa per
far fronte a particolari picchi di spesa, si tratta perciò nella maggior parte dei casi dell’ac-
quisto di un’auto. A seguire l’acquisto di elettrodomestici cosiddetti ‘bianchi’ (ovvero hi-f o
lettore dvd, ecc.). Una parte della responsabilità di questo nuovo comportamento di spesa
è senz’altro dovuta all’offerta, che nel momento in cui pubblicizza un prodotto, pubbliciz-
za al contempo la possibilità di accedervi pur non avendone le possibilità economiche im-
mediate. Il rischio di indebitamento si traduce, secondo l’Istat, in debito vero e proprio in un
caso ogni dieci famiglie circa”. 28

quellI sospesI. glI ImmIgratI In ItalIa, al bIvIo della crIsI
Di particolare criticità appare la condizione delle famiglie straniere, colpite in modo
prevalente dalla componente occupazionale della crisi economica. Si tratta di persone
e famiglie sospese tra paesi di origine sempre più lontani geografcamente e cultural-
mente, e una realtà italiana poco solidale, di corta memoria, scarsamente riconoscente
dell'apporto degli stranieri all’economia e alla demografa nazionale. Sono persone e fa-
miglie sospese, così come defnite in modo evocativo da un recente rapporto sulla po-
vertà pubblicato dalle Caritas dell’Emilia-Romagna. 29
Tutti gli indicatori di deprivazione materiale forniti dall’Istat riportano una forte pe-
nalizzazione della componente straniera. Ad esempio, il reddito mediano delle famiglie
straniere è pari al 56% di quello degli italiani. Un quarto delle famiglie straniere non è in
grado di pagare con puntualità ftti e bollette (contro il 10,5 e l’8,3% degli italiani). Nel
complesso, si registra tra gli immigrati un aumento della disoccupazione di lunga durata,
il rafforzamento delle tendenze all’etnicizzazione dei rapporti d’impiego, l’aggravamento
del problema del sottoinquadramento rispetto al livello di istruzione, la riduzione delle re-
tribuzioni, la precarizzazione dello status contrattuale.
La crisi occupazionale riporta gli stranieri indietro di parecchi anni, a periodi che sem-
bravano trascorsi, contrassegnati da forte rischio di irregolarità (entro sei mesi dalla per-
dita del lavoro, se non si trova una nuova occupazione ) se non già in situazione di con-
clamata irregolarità. Una importante differenza che caratterizza gli stranieri rispetto alla
perdita di lavoro risiede nel fatto che, mentre nel caso degli italiani, il fenomeno della di-
soccupazione ha colpito prevalentemente le classi più giovani, e quindi i fgli che restano
nei nuclei di origine, nelle famiglie straniere straniera la persona che ha perso il lavoro è
anche la persona che assolve la funzione di breadwinner. 30
Una conferma del crescente stato di vulnerabilità fnanziaria delle famiglie straniere
risiede nel progressivo calo delle rimesse degli immigrati verso il paese di origine. Com-
plessivamente, l’Italia è il secondo mercato del Vecchio Continente, dopo la Francia, con
una quota del 19% di rimesse inviate all’estero (dati Eurostat). Secondo i dati della Banca
d’Italia, le rimesse inviate nell’anno 2012 ammontano ad oltre 6,8 miliardi di euro (erano
7,4 miliardi nel 2011). Il calo registrato è stato pari al 7,6%.
Tali situazioni suscitano ulteriori ambiti di criticità, relative ai diffcili rimpatri nel pa-
ese di origine: si tratta di percorsi di ritorno sofferti, economicamente costosi, emotiva-
mente diffcili da gestire, e che non risolvono del tutto la situazione: nei paesi di origine,
il migrante di ritorno è considerato un fallito, poco affdabile, e fatica notevolmente a tro-
vare un lavoro dignitoso.
“Che ne è di quegli stranieri che ormai sono qui in Italia da diverso tempo, i primi ad
essere arrivati, che avevano anche raggiunto un certo livello di autonomia, ma che ora si
trovano di nuovo in diffcoltà? Ne abbiamo incontrati diversi, vivono a metà: non sono ita-

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