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Evoluzione e sviluppo delle nuove forme di povertà, nel racconto degli osservatori diocesani


pIù fortI o pIù debolI?
le relazIonI FaMIlIarI alla prova della crISI econoMIca
Ormai da alcuni anni, la sociologia della famiglia e le scienze sociali in senso più este-
so hanno riscoperto la forte centralità della dimensione familiare e del senso di apparte-
nenza comunitaria nell’analisi di fenomeni di povertà ed esclusione sociale. Anche i prin-
cipali approcci di studio dei sistemi di welfare hanno adottato una prospettiva di tipo co-
munitario e sistemico, prefgurando nuovi assetti di solidarietà organizzata, fondati e in-
centrati proprio sulla dimensione comunitaria e familiare. Eppure, il dibattito scientifco
relativo al peso della crisi economica sulla qualità delle relazioni familiari è molto acceso,
e non sempre coincidente sulle medesime posizioni.
Da un lato è indubbio che l’impoverimento rappresenti un fattore di stress per la fa-
miglia e i suoi componenti: è infatti piuttosto agevole individuare presso le famiglie po-
vere una quota di conflittualità e disagio relazionale più elevata rispetto a quanto rileva-
bile nella popolazione complessiva. Si pensi ad esempio, al tasso di separazione e divor-
zio delle famiglie prese in carico dalla Caritas, notevolmente più elevato rispetto a quan-
to registrato nella popolazione complessiva: su 100 utenti che si rivolgono alla Caritas, il
15,4% è separato o divorziato (22,7% tra gli italiani), mentre nella popolazione comples-
siva, tali valori sono sensibilmente inferiori: solamente il 6,1% della popolazione residen-
te in Italia è separato/divorziato (dato Istat 2009).
Se quindi è rilevabile un certo grado di accordo del pensiero scientifco sulla presen-
za di una correlazione tra disagio economico e conflittualità socio-relazionale, altrettanto
non appare confermato per quanto si riferisce al peso della condizione economica nel de-
terminare la rottura delle relazioni affettive e coniugali. In altre parole: la crisi economica
sta accentuando il fenomeno dell’instabilità familiare? Dal punto di vista statistico, in que-
sti anni di crisi economica non si assiste ad un particolare picco di separazioni e divorzi: in
altre parole, il trend di aumento delle separazioni e divorzi in atto prima della crisi si man-
tiene stabile anche dopo tale evento. Dal 2007 al 2011 il tasso di crescita di tali eventi co-
nosce addirittura un leggero decremento, più evidente nel caso dei divorzi.
Sul decremento del tasso di crescita delle separazioni legali e dei divorzi, possono in-
cidere aspetti economici: il divorzio e la separazione costano. Ed è questo il motivo per
cui, come osservato dall’Istat, sono più diffusi nel nostro paese la separazione consen-
suale e il divorzio congiunto: si tratta infatti di procedure più semplici, che richiedono
meno tempo e risultano meno onerosi. Un procedimento consensuale di separazione si
esaurisce mediamente in 156 giorni e uno di divorzio in 160, mentre se si chiude con il
rito giudiziale occorrono in media, rispettivamente, 873 e 632 giorni. Quindi, conclude l’I-
stat, non sempre le alte percentuali di separazioni consensuali sono da intendersi come
un indicatore della scarsa conflittualità tra i coniugi. 20
In ambito Caritas si registrano su tale aspetto posizioni ambivalenti. In maggio-
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ranza, le Caritas affermano che la rottura dei legami familiari dovuti alla conflittualità
dei coniugi sono una delle cause che fanno scatenare una carriera di povertà. È invece
più raro il percorso inverso (dalla povertà alla rottura familiare).
Senza spingersi al livello estremo di rottura defnitiva del legame affettivo, vi sono al-
cune testimonianze che evidenziano invece un peggioramento nel livello di relazioni so-
ciali, in seguito al progredire della condizione di disagio economico. Altri operatori segna-
lano invece un miglioramento del livello di relazione sociale: secondo questo ultimo tipo
di interpretazione, una situazione di diffcoltà economica non influenza sempre in modo
negativo la qualità e il livello di relazioni sociali di una famiglia. Al contrario, le condizio-
ni di diffcoltà possono favorire l’apertura della famiglia all’esterno, facilitando il contatto
con una serie di soggetti esterni al nucleo e contribuendo in questo modo alla creazione
di un sottosistema di relazioni ampio e soddisfacente.
Ciò che in ogni caso emerge dalle diverse analisi è il carattere dinamico del sistema
di relazioni, che può andare incontro a trasformazioni, sia in senso negativo che in sen-


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