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Rapporto 2014 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia

vertà oscillanti”, riferendosi al fatto che le nuove situazioni di povertà e disagio socio-
economico erano in maggioranza di breve durata, con tendenza a ripetersi più volte nel
corso del tempo, le recenti testimonianze degli operatori ci narrano di situazioni e storie
sempre più complesse e tendenzialmente croniche.
La complessità delle situazioni incontrate contribuisce in alcuni casi alla diminuzione
del flusso di utenza complessivo: di fronte a storie personali e familiari complesse, mul-
tiproblematiche e tendenti alla stagnazione, è sovente necessario ripetere gli ascolti, pre-
disporre un progetto di intervento step-by-step, verifcare tappe e obiettivi via via conse-
guiti, attivare soggetti risorse del territorio, ecc. Tutto ciò implica una grande sforzo or-
ganizzativo e tempi più lunghi di ascolto, che determinano una inevitabile riduzione del
volume di utenza preso in carico.

“Il grado di complessità socio-economica di cui sono portatrici le persone e le famiglie che
durante il 2012 si sono rivolte al centro di ascolto è stato percepito in modo chiaro dai vo-
lontari del centro: a differenza di quanto ci dicono i dati, la sensazione è che durante l’an-
nualità appena trascorsa l’utenza non sia diminuita. Questa percezione dipende sia dal fat-
to che molte persone si sono presentate più volte, determinando un numero di colloqui co-
munque alto, sia dalla fatica legata all’ascoltare problematiche così complesse e di diffcile
risoluzione. Oggi gli utenti del centro di ascolto non hanno un unico problema, ma una se-
rie di problemi connessi fra loro. Allo stesso modo, molte persone non arrivano al centro di
ascolto con una richiesta specifca, ma richiedono più cose contemporaneamente. La pre-
sa in carico di queste persone e di queste famiglie è un lavoro lungo e faticoso, che non si
esaurisce nel tempo di un colloquio, ma implica diversi ascolti, il contatto con l’Assisten-
te sociale di riferimento, un lavoro di coordinamento fra diversi servizi, l’accompagnamen-
to delle persone benefciarie del progetto, per citare solo alcuni degli impegni. A tutto ciò si
aggiunge il senso di frustrazione e di impotenza che dipende dalla diffcoltà ad agire strut-
turalmente sulle condizioni di povertà”.
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“Più persone hanno necessità di un supporto e si creano già lunghe fle davanti al Centro
prima degli orari di apertura. Per questo motivo si è deciso di aprire un giorno in più a set-
timana, sia con l’obiettivo (quantitativo) di incontrare un numero maggiore di persone, sia
con l’obiettivo (qualitativo) di svolgere colloqui di valore”. 5

Diverse le testimonianze che avvallano la tendenza alla cronicità delle storie di vita:
nel corso del 2012, presso la Caritas Ambrosiana, si registra un lieve calo nel totale del-
le presenze rispetto all’anno precedente, dovuto all’introduzione di criteri per l’accesso
ai centri di ascolto, ma anche ad un aumento dei colloqui: da 43.477 nel 2011 a 48.399
nel 2012. Anche le Caritas della regione Toscana evidenziano un aumento del nume-
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ro medio dei colloqui per utente: da 3,23 nel 2008 a 4,33 nel 2012 (vedi fg. 1). Nel com-
plesso, sempre in Toscana, Il 24,5% degli utenti fa 6 visite o più nel corso di un medesi-
mo anno solare. 7








4,33
4,05
3,71 FigURA 1 -
3,41 NUMERO
3,23
MEDIO DI VISITE
AI CDA PER
PERSONA
FOnte: CARItAs
2008 2009 2010 2011 2012
DellA tOsCAnA,
PROgettO
MIROD, 2013

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