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Evoluzione e sviluppo delle nuove forme di povertà, nel racconto degli osservatori diocesani

povertà da crIsI o “povertà da austerIty”?
Ovvero, quando si trascurano gli effetti collaterali del farmaco.
La povertà in Italia non è certamente un fenomeno nuovo. La crisi economico-fnan-
ziaria non ha fatto altro che amplifcare situazioni di debolezza già presenti o ne ha cre-
ate di nuove, in gran parte derivanti dalla massiccia perdita di posizioni lavorative, che
ha raggiunto livelli molto elevati, superiori a quelli della media europea. Rispetto a tali
trend, colpisce nel nostro paese la diminuzione di opportunità anche nell’ambito del la-
voro nero, segnalata da diverse diocesi del Mezzogiorno: sono andate perdute una se-
rie di occasioni di lavoro che rappresentavano per molte famiglie in diffcoltà una sorta
di “paracadute sociale”, a complemento di altri redditi familiari, uffcialmente dichiarati.


“Seppure riconosciuto come illecito, il lavoro nero viene defnito da una delle assistenti so-
ciali intervistate ‘un piccolo paracadute sociale… il 50% delle persone che prima non veni-
vano, adesso vengono, se ti chiedi perché… te lo dicono ‘guarda tu non mi hai mai visto per-
ché fno a mo ho lavorato in nero, adesso non lavoro più in nero quindi…’. Su questo tema il
dibattito tra le intervistate è particolarmente acceso, tutte concordano sull’importanza che
lo Stato continui a perseguire il lavoro nero ma, nella loro esperienza, molte persone ricor-
rono all’aiuto dei servizi sociali perché la loro unica fonte di reddito, certa ma irregolare, è
venuta meno”. 1


Allo stesso tempo, è possibile affermare che alcune situazioni di diffcoltà economi-
ca o di progressiva esclusione sociale sono state provocate o comunque aggravate dal-
le politiche di austerity e di contenimento della spesa pubblica. Tali misure hanno deter-
minato nel tempo un progressivo inaridimento del welfare pubblico in diversi settori di
intervento: la scuola, la sanità, l’ambito socio-assistenziale, la previdenza, ecc. È impor-
tante sottolineare che tale indebolimento si è verifcato proprio nel momento storico in
cui maggiormente si sarebbe dovuto disporre di strumenti effcaci e tempestivi di prote-
zione sociale, rivolti a coloro che hanno perso il lavoro o hanno visto drammaticamen-
te precipitare le proprie capacità di acquisto. Nel complesso, le spese sociali dell’auste-
rity sono state pagate soprattutto dalle persone e dalle famiglie al margine della pover-
tà conclamata, escluse dall’intervento pubblico o benefciarie di interventi sociali inade-
guati, sempre più limitati e ristretti. Concordano su tale valutazione diversi osservatori
diocesani che, a rafforzamento di tale ipotesi, notano la sempre meno diffusa presa in
carico congiunta degli stessi utenti da parte dei servizi sociali e delle Caritas diocesane:

“Questo dato certamente allarmante è specchio della grave situazione economica che la
nostra provincia sta attraversando. Secondo le testimonianze degli operatori Caritas del
territorio, l’incremento di utenza si può ricondurre a dinamiche di tipo diverso, legate di vol-
ta in volta all’effetto penalizzante della crisi economica (licenziamenti, diffcoltà a trovare
nuovi lavori, ecc.), ma anche alle politiche di contenimento della spesa messe in atto a li-
vello nazionale, che con le loro forti ricadute in ambito regionale e comunale hanno ridotto
l’offerta di servizi e di fatto determinato l’allargamento della platea dei non aventi diritto ad
aiuto e sostegno da parte delle istituzioni pubbliche”. 2
“I dati relativi alla presa in carico congiunta da parte dei Servizi Sociali Pubblici e dei Centri
di Ascolto anche nel 2012 si aggira intorno al 32%. Quasi il 70% delle storie di vita delle per-
sone accolte presso i Centri di Ascolto non sono conosciute dai Servizi Sociali Territoria-
li. Più nello specifco, la situazione dei cittadini di nazionalità italiana sembra essere mag-
giormente tutelata in quanto una persona su due dispone di forme di accompagnamento
da parte di un assistente sociale. Gli stranieri sono molto più sprovvisti di questo sostegno.
Con riferimento alla popolazione immigrata la presa in carico da parte dei Servizi si verif-
ca solo nel 20,18% dei casi”. 3


coMpleSSItà e cronIcItà
Diverse sono le conferme sulla progressiva radicalizzazione delle storie di povertà in-
contrate dalla Caritas. Se fno a poco tempo fa si parlava con una certa frequenza di “po-

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