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evoluzione e sviluppo
delle nuove forme di
povertà, nel racconto
degli osservatori
diocesani
Dal Censimento delle opere ecclesiali
I datI possono dIre molto. ma non dIcono tutto
Le statistiche elaborate dai Centri di Ascolto Caritas, presentate nel precedente capi-
tolo, illustrano in modo generale le principali caratteristiche delle persone che si rivolgo-
no alla Caritas, nelle sue varie articolazioni diocesane, parrocchiali, ecc. Il quadro socio-
demografco emergente da tali dati non è tuttavia suffciente a delineare in profondità le
dinamiche di impoverimento e di crescente vulnerabilità socio-economica che si riscon-
trano nell’Italia della crisi economica. A tale scopo appaiono particolarmente utili una se-
rie di studi e ricerche prodotte in sede locale, che per la loro capacità di conoscenza del
territorio e delle vite vissute dai protagonisti sono in grado di spingersi oltre il mero dato
statistico proveniente dai servizi Caritas.
Alcune di tali dinamiche sono state da noi evidenziate in passato e appaiono ampia-
mente confermate da una pluralità di fonti informative. Ci riferiamo, nello specifco, ad
una serie di trend qualitativi e quantitativi che, a oltre cinque anni dallo scoppio della crisi
economica, ci sembrano particolarmente allarmanti:
a) rispetto al trend degli ultimi anni, che ha visto un costante aumento nel numero di perso-
ne in diffcoltà prese in carico dai Centri di Ascolto Caritas, i dati relativi al biennio 2012-
2013 ci segnalano situazioni non sempre uniformi. Aumenta certamente la richiesta di
aiuto, la fla di persone davanti ai CdA si allunga, ma non tutte queste persone sono pre-
se in carico dai CdA. Tale fenomeno è riconducibile a diversi fattori tra cui soprattutto la
crescente complessità dei casi sociali, che richiedono tempi lunghi di ascolto e colloqui
ripetuti nel tempo. Per tale motivo, accanto ad alcune situazioni locali dove gli utenti Ca-
ritas aumentano, ve ne sono altre dove tale numero appare in diminuzione;
b) è confermata invece la crescente presenza degli italiani, che in alcuni casi raggiungo-
no e superano la maggioranza assoluta delle presenze nei Centri di Ascolto;
c) ceto medio e gruppi sociali tradizionalmente estranei al disagio sociale sono ugual-
mente coinvolti dalla vulnerabilità economica;
d) la capacità di rivolgersi ad enti assistenziali permane bassa rispetto all’entità reale del
problema: non tutte le persone e le famiglie in diffcoltà economica si rivolgono alla
Caritas o ad altri enti simili;
e) la presenza sociale nei diversi tipi di servizi è marcatamente differenziata: ceto medio
e povertà familiari si rivolgono o sono agganciate da servizi spesso innovativi, non
sempre coincidenti con le strutture di aiuto specializzate nella presa in carico della
marginalità estrema;
f) sempre meno utenti sono presi in carico dai servizi sociali o da altri enti socio-assi-
stenziali.
Rispetto a tali andamenti generali, illustriamo in questa sede alcune osservazioni, li-
mitate ad alcuni specifci fenomeni, che non esauriscono l’intera gamma di situazioni di
svantaggio sociale che caratterizzano l’Italia della crisi economica.
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