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Evoluzione e sviluppo delle nuove forme di povertà, nel racconto degli osservatori diocesani

Ulteriore elemento di rafforzamento dell’ipotesi “cronicizzazione” risiede nel mag-
gior numero di persone disoccupate di lungo periodo che si rivolgono alla Caritas. Il
dato non è disponibile a livello nazionale, ma varie evidenze locali sono piuttosto con-
cordi: presso i Centri di Ascolto della regione Toscana, dal 2011 al 2012 sono calati del
9,0% i disoccupati da breve tempo; aumentano invece dell’11,5% i disoccupati di lun-
go periodo. 8


“Si può sostenere quindi, che questi cittadini ‘non ce la fanno’: se entrano in una condizio-
ne di povertà, diffcilmente riescono ad uscirne in breve tempo… Con la crisi economica
sono infatti diminuite le possibilità di trovare via d’uscita, come se la crisi fosse una sabbia
mobile che blocca qualsiasi prospettiva ed impedisce di riemergere dal fango della disoc-
cupazione”. 9
In una prospettiva di lungo periodo, il rischio è che le situazioni di momentanea dif-
fcoltà economica, fn qui affrontate attraverso interventi di sostegno economico e ri-
duzione del danno sociale, scivolino verso situazioni di cronicizzazione e progressiva
esclusione sociale. La persona in diffcoltà che si rivolge alla Caritas, da cliente occa-
sionale diventa cliente abituale.
A tale riguardo, i dati disponibili su base locale evidenziano trend di aumento della
cronicizzazione, sia per gli italiani che per gli stranieri. E più durerà la crisi, più ci saran-
no bisognosi da prendere in carico in modo continuativo.” 10

l’emergenza alImentare, fIglIa dell’emergenza economIca
Nel corso del 2013 sia i media che gli operatori sociali, pubblici e della rete Caritas
sono stati concordi nel defnire la gravità della crisi economico-fnanziaria e le conse-
guenze di tale contingenza sul livello di soddisfacimento dei bisogni primari: casa, lavoro,
salute, abiti, alimentazione. In molte situazioni locali, l’incremento di richieste di alimenti
alla Caritas è stato di particolare entità.
Sul piano interpretativo del fenomeno ci sembra condivisibile l’approccio di riflessio-
ne portato avanti da Caritas Ambrosiana, secondo il quale nel nostro paese non ci trovia-
mo di fronte ad una emergenza alimentare in senso stretto, imputabile ad una riduzio-
ne delle quantità di cibo disponibile, quando ad una emergenza economica, che ha por-
tato di conseguenza ad una riduzione dei consumi in tutti i settori vitali della vita umana,
compresa la spesa alimentare. In altre parole, l’aumento di persone che richiedono aiuti
alimentari, avvenuto nel mezzo della crisi, non esprime di per sé un bisogno alimentare,
quanto economico: si rinuncia a fare la spesa e ci si accontenta del pacco viveri, per far
quadrare i conti. È anche vero che sul fronte degli interventi assistenziali alcune diffcoltà
nel reperimento degli alimenti sono comunque evidenziabili, soprattutto a seguito della
diminuzione degli aiuti alimentari europei. 11


“Più che una povertà alimentare, questo dato ribadisce le diffcoltà economiche crescen-
ti in cui versano i milanesi, e non più soltanto gli immigrati, da quando è iniziata la crisi.
Poiché alcuni costi sono diffcilmente contraibili - come le bollette delle utenze energeti-
che, le rate di un debito o di un mutuo, l’afftto -, le famiglie si vedono costrette a rispar-
miare su altre voci come l’istruzione, la salute ed anche il cibo, con conseguenze sul lun-
go periodo che possono essere drammatiche. In altre parole, nella Milano che si prepara
ad ospitare l’’Expo che ha come tema l’alimentazione, un terzo dei cittadini più poveri ri-
nuncia, almeno una volta al mese, a fare la spesa al supermercato per pagare la luce”.  
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Quattro Mura dI povertà
la dIMenSIone abItatIva nella nuova vulnerabIlItà econoMIca
Nelle storie di ordinaria povertà incontrate dalla Caritas in Italia la dimensione abitativa
è chiamata in causa a diversi livelli. Dal punto di vista dello status abitativo delle persone
e delle famiglie colpite dalla crisi economica che si affacciano al mondo dei servizi Caritas



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