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Rapporto 2014 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia


so positivo. Da un lato, con il progredire dell’impoverimento economico, alcune consue-
tudini sociali vengono meno, si deve rinunciare ad alcune spese di carattere personale
o “sociale”, gli amici si allontanano, si determina un maggiore isolamento, ecc. Dall’altro
lato si può invece rilevare un rafforzamento dello spirito di corpo della famiglia, un riavvi-
cinamento con alcuni soggetti e anche una crescente disponibilità all’aiuto da parte del
territorio (parrocchie, vicinato..).


“Da più parti è descritta la fatica delle famiglie soprattutto a causa dell’aumento delle ten-
sioni al suo interno, spesso causa di fratture e violenze sui membri più deboli. Il perdurare
della crisi mette a dura prova anche la stabilità sociale, in particolare quella familiare, dove
le tensioni legate a motivi economici rischiano di aggravare i rapporti interpersonali, por-
tando a conflitti interni o esterni anche gravi. Le famiglie che presentano diffcoltà di rela-
zione al proprio interno sono in costante aumento, mariti o mogli che vogliono lasciare il
coniuge, fgli poco più che maggiorenni che se ne vanno a vivere con amici, ma in tutti que-
sti casi la situazione economica non permette l’autosuffcienza e chi se ne va si trova pre-
sto in forti diffcoltà o lascia in tali condizioni chi rimane”. 22
“È importante sottolineare, nonostante sia diffcile quantifcare numericamente il fenome-
no, una debolezza sempre maggiore dei rapporti coniugali legata a diverse cause, fra le
quali: la superfcialità, in alcuni casi, con la quale si passa da legami familiari istituzionali
alla sperimentazione di nuove convivenze di breve durata; gli effetti della mancanza di la-
voro che hanno aggredito anche la solidità delle famiglie rette fnora da situazioni affettive
stabili determinandone lo sgretolamento. Tali osservazioni, già riferite anche nel preceden-
te rapporto del 2010, sono tuttora valide”. 23

“La perdita di lavoro per alcuni intervistati ha rappresentato anche una causa di disgrega-
zione familiare: i miei genitori sono separati e per motivi economici eh… mia madre si è
dovuta rivolgere alla Caritas (adolescente). Io mi sono sempre dato da fare a lavorare, an-
che a nero però non sempre riuscivo a portare i soldi a casa. la mia compagna poi con
questa situazione non mi calcolava più, non mi guardava più in faccia, era sempre arrab-
biata e nervosa con me. Mamma mia quanti guai mi ha fatto passare… io volevo stare
insieme a lei e con i nostri fgli ma lei mi trattava sempre male (divorziato, disoccupato,
senza fssa dimora). Nei racconti delle donne viene esplicitato maggiormente il ruolo sta-
bilizzante che ha l’unità della famiglia e la sicurezza affettiva che da essa ne deriva: “la
cosa di cui sono contenta è che può succedere che quando ti trovi in queste situazioni vai
a litigare e invece noi ci siamo uniti sempre di più e questa cosa mi fa piacere (donna in
famiglia con reddito intermittente). Diverse donne intervistate esprimono lo stesso con-
cetto: Abbiamo vissuto questo momento diffcile con l’amore... quando si presenta l’o-
stacolo dei soldi, ci si gira e si va via... ma noi, invece, siamo diventati più forti... (moglie
di piccolo imprenditore)”. 24

smetto quando voglIo.
Il trompe-l’oeil deI consumI e dell’azzardo patologIco
Indebitamento, credito al consumo, shopping compulsivo, gioco d’azzardo, scom-
messe legali e illegali, rateizzazione delle spese, eccessivo ricorso al fdo bancario, spe-
culazioni fnanziarie online, cyber dipendenze, ecc., sono tutte forme più meno vistose di
una patologia del consumo che colpisce molte famiglie, italiane e straniere, con partico-
lare virulenza nelle zone grigie dei “quasi” o degli “appena” poveri. Tali comportamenti
non sono sempre riconducibili a dinamiche di dipendenza psico-patologica. Come rile-
vano gli osservatori più attenti del fenomeno, di fronte alle strette della crisi economica
molte famiglie, invece di impegnarsi attivamente nella ricerca del lavoro, si sono proietta-
te verso la ricerca di soluzioni apparentemente più facili, ma non prive di effetti seconda-
ri: il ricorso al gioco, all’investimento fnanziario, al credito e all’acquisto dilazionato, ecc.
In questo tipo di atteggiamento si trascura il fatto che l’accesso al credito, di per sé, non
può essere reiterato all’infnito: il rischio è quello di impegnare progressivamente quote di
reddito vitale sempre più consistenti, fno al punto in cui l’entità del debito cumulato su-
pera l’ammontare delle risorse ragionevolmente disponibili.


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