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IL BILANCIO DELLA CRISI


e applicazione nazionale - con il passaggio dal Ministero delle Politiche Agricole al Mini-
stero del Lavoro e delle Politiche Sociali), è che la redazione del Programma Operativo da
parte dello Stato membro deve avvenire in collaborazione con gli stakeholder pertinenti
e, se del caso, le competenti autorità regionali, locali e altre autorità pubbliche. Per l’Ita-
lia, tale partecipazione condivisa rappresenta una importante possibilità di collaborazio-
ne tra il governo, e in particolare il Ministero per il Lavoro e le Politiche Sociali, le autori-
tà pubbliche regionali e locali, i cosiddetti enti caritativi benefciari del precedente PEAD,
le forze sociali e altri soggetti del Terzo Settore. La preparazione, l’esecuzione e il succes-
sivo monitoraggio e valutazione del Programma Operativo di questo nuovo Fondo rap-
presentano dunque una opportunità di sperimentare forme per molti versi inedite di col-
laborazione tra tutte le parti coinvolte per aiutare chi ha necessità di aiuto alimentare, in
un’ottica sussidiaria e di più efcace accompagnamento alla persona.
Per sopperire al vuoto lasciato dalla fne del PEAD e dal drastico ridimensionamento
del FEAD, il Governo Monti ha inoltre istituito con la Legge 134/2012 un Fondo Naziona-
le per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti, da alimentare con ri-
sorse pubbliche e private, che possa potenziare il sistema di aiuti alimentari a favore del-
le persone indigenti in Italia e incrementare i volumi e le tipologie di derrate alimentari
già oggi rese disponibili per il tramite degli Enti Caritativi. Si tratta di un Fondo che per il
2014 ha una dotazione economica di 10 milioni di euro, ma che tuttavia, a causa dei tem-
pi di attuazione, non è in grado di supplire alle necessità individuate. Queste risorse po-
tranno ridurre il rischio di un periodo di interruzione dovuto alla chiusura del precedente
Programma e all’avvio efettivo del nuovo Fondo

6. Le prospettive del FEAD
Infatti, dopo la conclusione del PEAD, sia l’attuazione del FEAD sia l’avvio del Fondo
Nazionale, richiedono un tempo tecnico di assimilazione delle nuove modalità di funzio-
namento di una macchina organizzativa certamente complessa, che coinvolgerà tutta la
rete di soggetti implicati nell’aiuto alimentare.
Innanzitutto si pone la questione dell’ammontare delle risorse da afdare ai due di-
stinti piani operativi previsti dal nuovo programma. Il Governo Letta si era adoperato per
l’avvio dell’utilizzo delle risorse che ponesse una maggiore enfasi sui beni essenziali, con
un décalage di allocazione, tale da consentire una contestuale strategia di allargamento
della platea dei destinatari della Nuova carta acquisti, raforzando via via il Programma
operativo relativo ai progetti di inclusione.
La speranza di una tempestiva presentazione del Programma operativo I è stata osta-
colata dall’anticipata chiusura dell’esperienza di quel Governo. D’altro canto la elabora-
zione di un Programma Operativo II oltre ad essere una questione problematica di per
sè, in ragione della complessità defnitoria del tema, rischia, nell’ambito della ampia e
complessa platea di Fondi europei destinati all’inclusione sociale, di promuovere una lo-
gica occasionale o residuale di utilizzo delle risorse, se non connesse all’altro Program-
ma operativo.
Non secondaria è la scelta delle modalità di gestione del Programma operativo I: solo
una mediazione tra il modello precedente, che vedeva nell’Agea e nelle reti sussidiarie il
proprio perno operativo, e le nuove esigenze poste dal FEAD ne renderà possibile un av-
vio ragionevolmente tempestivo ed efcace. In gioco non è la sopravvivenza di una rete
di aiuto esistente, ma la continuità di una misura che allevia le condizioni di una quota
non irrilevante di famiglie.
Inoltre l’avvio dell’attività del Governo Renzi, con la necessaria, ma non avvenuta, ri-
conferma della strategia precedentemente elaborata di sperimentazione successive ed
allargate della Nuova Carta acquisti (cfr. capitoli 3 e 4) pone la questione di quale spazio
debba avere una misura, tale è oggi l’aiuto alimentare, di estrema ultima istanza, che se
può essere considerata da rimodulare all’interno di forme più evolute di intervento so-


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