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5 I La povertà
alimentare: dal pead
al fead
Dal Censimento delle opere ecclesiali
FRANCESCO 1. Povertà alimentare o assenza di strumenti di contrasto della povertà assoluta?
MARSICO Il tema degli aiuti alimentari e della povertà alimentare è molto più complesso di
AREA NAZIONALE quanto non possa apparire. In efetti parlare di interventi di aiuto in forma di beni primari
CARITAS ITALIANA
in società avanzate suona innanzitutto paradossale: parliamo infatti di società dell’abbon-
ANGELA danza, nelle quali contestualmente si afrontano patologie da benessere (tra cui l’obesità)
FRIGO e la questione degli sprechi alimentari. Inoltre sul piano defnitorio il riferimento metodo-
FONDAZIONE BANCO
ALIMENTARE ONLUS logico di base non può che essere quello del paniere Istat che indica le soglie di consumi
- compresi quelli alimentari - al di sotto delle quali si diagnostica la povertà assoluta. Il pa-
niere, d’altro canto, se ci aiuta a defnire i fabbisogni essenziali dei singoli componenti e il
loro valore monetario, certo non può che limitarsi a segnalare l’anomalia di soggetti che
utilizzano per quei beni meno risorse del valore medio stimato. Pertanto la defnizione di
povertà alimentare, in contesti di paesi avanzati, pone una serie di problemi, in quanto
essa si confgura come uno degli elementi che compongono la più ampia categoria del-
la povertà assoluta, a cui si è dato ampio spazio nel primo capitolo. Se nei paesi poveri la
struttura dei consumi dei segmenti sociali più bassi della popolazione non può che essere
prioritariamente orientata ai beni primari, questa dinamica non è riscontrabile nelle con-
dizioni di povertà estrema o di grave deprivazione dei paesi avanzati.
Mentre non presenta perplessità metodologiche il parlare di povertà alimentare nei
contesti di economia avanzata, riferendosi a coloro che si trovano nelle condizioni socia-
li più marginali – come ad esempio le persone senza dimora o con disagio abitativo gra-
ve - alludendo anche agli efetti sulla salute e sulle condizioni di vita di questi soggetti
- più complesso appare utilizzare la stessa defnizione e la stessa allusione nel caso di fa-
miglie con un reddito limitato. La povertà alimentare può rappresentare l’indicatore più
rilevante di disagio, all’interno della più generale categoria della povertà assoluta, ma va
utilizzato con cautela, se considerato isolatamente. La ridotta spesa per beni alimentari –
e soprattutto i suoi efetti negativi - può essere compensata da fattori non desumibili dal-
la indagine Istat sui consumi, quali, ad esempio, la presenza di economie di scambio non
monetarie, forme di autoproduzione, ricorso, anche occasionale, a reti di aiuto familiari,
amicali o di privato sociale, che annullano o riducono il rischio di denutrizione o malnutri-
zione ad essa sottesa.
Non casualmente la ricerca più recente dedicata a questo tema nel nostro paese – cu-
rata da Luigi Campiglio e Giancarlo Rovati nel 2009 ha scelto di limitarsi ad elaborare,
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sulla base dei dati Istat relativi alla indagine sui consumi, e in via sperimentale, un’inedi-
ta soglia oggettiva di povertà alimentare relativa (standard food poverty line) sulla base
della quale stimare la difusione del fenomeno nel nostro paese.
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1 L. Campiglio e G. Rovati (a cura di), La povertà alimentare in Italia. Prima indagine quantitativa e quali-
tativa 2009, consultabile al seguente indirizzo: www.bancoalimentare.it/fles/documenti/Sintesi_Po-
verta_alimentare_in_Italia_280909.pdf
2 Nella indagine condotta dalla Fondazione per la sussidiarietà, per quantifcare il fenomeno della po-
vertà alimentare, si è applicata alla sola componente alimentare della povertà assoluta la metodo-
logia defnita dall’Istat per lo studio della povertà relativa. In pratica, è stata fssata una “soglia di
povertà alimentare” per le famiglie residenti in Italia. Tale soglia è stata stimata a livello nazionale
e quindi riproporzionata per ciascuna regione in modo da tener conto delle diferenze di prezzo
dei beni alimentari sul territorio nazionale. In questo modo, sono state considerate alimentarmente
povere solo le famiglie povere con spesa alimentare pari o inferiore alla soglia limite di riferimento
(nazionale o regionale).
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