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IL BILANCIO DELLA CRISI


4.3.3 La capacità amministrativa degli Enti Locali
La struttura amministrativa
Dalla nostra rilevazione è emerso un panorama diferenziato per quanto riguarda la
presa in carico della NSC da parte delle strutture amministrative: in alcuni casi è stato
prontamente individuato un settore e un responsabile a cui afdarne l’esecuzione; in al-
tri casi, invece, non sono ancora completamente chiare le responsabilità politico-ammi-
nistrative. Tra gli elementi di criticità si annovera quello della lista dei benefciari, che nel
caso della NSC viene gestita direttamente dai Comuni, e la cui compilazione, nel caso della
carta acquisti, è invece afdata all’INPS e di cui l’amministrazione comunale non dispone.
Bologna e Milano hanno preferito individuare i benefciari della NSC attingendo agli
elenchi dei benefciari di altre iniziative di lotta alla povertà, e non attivando un bando
pubblico aperto, come hanno invece fatto altre città. E questo per rispettare i tempi della
procedura e sostenere, attraverso la Nuova Social Card, i casi già noti ma non intercetta-
ti dai servizi. A Bologna ai nominativi delle persone inserite nelle liste di attesa per le pre-
stazioni sociali sono stati aggiunti anche i nominativi di coloro che risiedono in alloggi di
edilizia residenziale pubblica. Il Comune di Torino avrebbe voluto redigere le liste a par-
tire dagli elenchi predisposti per altri interventi (ad esempio di edilizia residenziale pub-
blica) per poi completarle con i nominativi forniti dalla rete di associazioni con le quali
ha attivato il confronto; ha poi però optato per la pubblicazione del bando pubblico, dal
momento che il Governo non si era espresso in favore della segnalazione dei benefciari
da parte del terzo settore.
I bandi sono stati chiusi tra luglio e settembre: già dall’estate scorsa, per le città dove
erano ormai chiusi (come a Torino e Firenze), il numero di richiedenti la NSC è risultato
molto basso. Certamente ciò è imputabile alla restrittività dei criteri di accesso, anche se
non è possibile a priori escludere che un certo numero di potenziali benefciari non abbia
proprio presentato la richiesta (cfr. par 4.1). A Firenze, si è dovuto prorogare il termine
del bando, perché non era stato raggiunto il numero delle efettive social card erogabili.
Al ridotto numero di domande, si è aggiunto in alcuni contesti, dopo i controlli efet-
tuati dai Comuni e dall’INPS, l’elevato numero di casi di non idoneità per assenza dei re-
quisiti. Gli ideatori della misura sottolineano in proposito come il controllo preventivo si
sia rivelato “molto efcace in termini di contrasto alle frodi ed essenziale per la sopravvi-
venza della misura”, sottolineando che le difcoltà incontrate da precedenti esperienze
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in materia sono dovute, in misura signifcativa, proprio all’incapacità di controllare il rea-
le possesso dei requisiti da parte dei benefciari.


La realtà dei Comuni
La percezione generale è che i Comuni siano oberati dal carico di lavoro e dagli appe-
santimenti burocratici, pochi manifestano interesse nei confronti della realizzazione di
un osservatorio sulla povertà e le critiche rivolte alle modalità di realizzazione di questa
iniziativa sono in molti casi velate, in altri più esplicite, ma sempre presenti.
Il responsabile del comune di Bari ha, a questo proposito, espresso il proprio ramma-
rico ritenendo che sarebbe stato più utile ed efcace destinare lo stanziamento previsto
ad azioni di contrasto alla povertà ma per il tramite di interventi e procedure già esisten-
ti, e quindi non introducendo nuove misure, che comportano un conseguente onere in
termini di incombenze burocratico-amministrative. Il comune di Bologna ha intravisto
nel progetto il viatico per l’avvio di una politica di reddito minimo. In alcuni casi, inoltre, i
Comuni hanno lamentato di aver giocato un ruolo poco strategico, di fatto collettori del-
le domande dei benefciari, senza nemmeno poter contare su un supporto tecnologico
adeguato per svolgere questo ruolo.




18 Ibid.

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