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IL BILANCIO DELLA CRISI


La “vecchia Social Card”, oltre a non essere una misura strutturale, in quanto necessita
di rifnanziamenti annuali, è stata da subito giudicata inadeguata e insufciente a coprire
il fabbisogno delle persone interessate, sia perché rivolta ad una platea di benefciari ri-
stretta (nuclei poveri con anziani o bambini fno a tre anni, pari al 3-4% delle famiglie ita-
liane), sia soprattutto per la rigidità del credito cui dà diritto (non è previsto un adegua-
mento dell’entità del contributo al costo della vita, che risulta più alto al Nord che al Sud),
nonché per l’assenza di interventi associati di attivazione o inclusione sociale da promuo-
vere a livello locale; mentre è dimostrato che solo una combinazione di interventi di tipo
economico e di servizi alla persona garantiscono l’inserimento socio-lavorativo dei bene-
fciari. Questi giudizi risultano oggi raforzati dal perdurare della crisi economica, che nel
2008 era appena agli inizi, e dal continuo aumento del numero di soggetti che si trovano
in condizioni d’indigenza, come sottolineato nel capitolo 1.
Per di più, considerato l’onere amministrativo che la sua gestione comporta, per con-
seguire l’obiettivo di incrementare il reddito dei destinatari, si sarebbe potuto optare per
il potenziamento di misure già esistenti (assegni familiari e pensioni sociali), evitando di
introdurne una nuova. E tuttavia, in mancanza di un altro strumento organico di soste-
gno alla lotta alla povertà, questo, pur risultando a tutti gli efetti un piccolo sollievo, in-
teressa circa 435.000 individui.
La carta viene inoltre esplicitamente rifnanziata, ma solo per il 2014, tramite l’ultima
Legge di Stabilità (con 250 milioni di euro), che ne prevede l’estensione anche ai cittadini
stranieri con permesso di soggiorno di lunga durata (in tardiva ottemperanza di una di-
rettiva della UE). Inoltre, pur non raggiungendo tutta la platea dei destinatari potenzia-
li, tuttavia la misura viene fruita sicuramente dalle famiglie più povere: si è stimato che
su dieci famiglie benefciare, sette di esse appartengono al 10% della popolazione con il
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reddito più basso.
3.3 Una nuova ondata di sperimentazioni:
la Nuova Social Card e la Carta d’Inclusione Sociale
3.3.1 La Nuova Social Card
Di ben altra consistenza economica è il credito previsto dalla “Nuova Social Card”, in-
trodotta lo scorso anno (DL 5/2012) e la cui sperimentazione è stata recentemente avvia-
ta nei soli dodici Comuni principali aventi più di 250mila abitanti (Bari, Bologna, Catania,
Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia e Verona). I 50 milioni
previsti per il suo fnanziamento e ora destinati alla sperimentazione nei grandi comuni,
erano stati stanziati nella primavera del 2011 dal Governo Berlusconi che aveva annuncia-
to di voler afancare alla Carta Acquisti - introdotta nel 2008 - un nuovo intervento con-
tro la povertà assoluta, da sperimentare per un anno nelle dodici città italiane con più di
250.000 abitanti e il cui disegno era stato afdato all’allora ministro del Welfare, Maurizio
Sacconi. La caduta del Governo Berlusconi nel novembre 2011 di fatto impedì la realizza-
zione delle sperimentazioni. Il Governo Monti ereditò i 50 milioni, e pur riconfermando
la sperimentazione, ridefnì il proflo della misura, grazie al lavoro dell’allora Sottosegre-
tario al Welfare, Maria Cecilia Guerra, confuito poi nel decreto “Semplifca Italia” del feb-
braio 2012.
Entrando nel merito delle sue caratteristiche, la NSC prevede un importo mensile va-
riabile a seconda dell’ampiezza del nucleo familiare: 231 euro per le famiglie di due com-
ponenti; 281 euro per quelle con tre componenti; 331 euro per le famiglie con quattro
componenti e 404 euro per le famiglie con cinque o più componenti.






7 Cfr. M. Baldini e S. Toso, Sostegno al reddito e lotta alla povertà: le politiche pubbliche in tempo di crisi, in
A. Zanardi (a cura di), La fnanza pubblica in Italia - Rapporto 2013, Il Mulino, Bologna, 2013, pp. 71-101.

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