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LE POLITICHE CONTRO LA POVERTÀ IN ITALIA / RAPPORTO 2014


Con l’aumento della povertà assoluta negli ultimi anni, in un contesto di sostanziale
persistenza di condizioni economiche sfavorevoli, riveste una centralità indiscussa la
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questione di come intervenire a sostegno di quelle fasce della popolazione che, come
si è visto nel precedente capitolo, non possono contare su quella dotazione di risorse
economiche necessarie per attestarsi su uno standard di vita considerato minimamente
accettabile nel contesto in cui vivono.

Alla luce del quadro delineato in questo capitolo, emergono alcune evidenze:
• persistono squilibri territoriali non solo nella difusione della povertà e della disugua-
glianza, ma anche negli investimenti di spesa sul sociale
• a ciò si aggiunge il fatto che in alcuni contesti territoriali, a tassi di povertà alti non corri-
spondono livelli di spesa sociale più alti rispetto al dato medio nazionale (al contrario,
laddove la povertà è più difusa, la spesa sociale risulta persino inferiore alla media
nazionale)
• la riduzione di risorse pubbliche destinate alla protezione sociale ha comportato: la con-
trazione complessiva dell’oferta di servizi pubblici, il deterioramento della qualità dei
servizi stessi, un disinvestimento in ricerca e innovazione, l’aumento della quota di
afdamenti esterni al privato sociale (ci si muove dunque su un campo in cui gli attori
e i rapporti di forza sono sostanzialmente cambiati rispetto al passato e le regole del
gioco mutate)
• in un contesto di insufcienza delle risorse economiche, la valutazione dell’efcacia
degli interventi, del loro impatto e della loro sostenibilità economica diventano una
questione cruciale
• in una fase di consolidamento della povertà assoluta, occorre intervenire in prima istan-
za a sostegno del reddito delle persone in questa condizione, che vanno messe (“re-
immesse”) in condizione di raggiungere livelli di vita minimamente accettabili.


Queste istanze animano la discussione che si sviluppa nei successivi capitoli.
In essi si passeranno in rassegna i dispositivi di politica economica e sociale inseriti
nella legge di stabilità 2014 e destinati ad intervenire sulla povertà con l’intento di valu-
tare l’impatto di queste misure sulla riduzione di questa.
Verrà poi afrontata la questione dell’efcacia delle singole misure messe in campo,
della loro reciproca integrazione, del loro inserimento all’interno di una cornice che con-
ferisca unitarietà a coerenza ai singoli interventi, evitando duplicazioni e diseconomie.
Ma al di là di questa valutazione di merito, quello che occorre ricordare è che a con-è che a con- con-
notare (negativamente) il nostro panorama nazionale in tema di politiche di contrasto
alla povertà è soprattutto l’assenza di una misura di contrasto della povertà che per le
sue caratteristiche consenta di intervenire con efcacia in favore delle persone in povertà
assoluta: una misura nazionale, non categoriale, ma ispirata all’universalismo selettivo (e
che cioè identifchi i poveri in base alla prova dei mezzi), che preveda un mix di trasferi-





30 I timidi segnali di ripresa di cui si parla riferendosi al 2013 corrispondono in realtà ad una dinamica
di aumento dei prezzi al consumo e di contrazione del potere di acquisto in lieve miglioramento
rispetto agli anni passati: i prezzi al consumo, infatti, aumentano dell’1,2% nel 2013 rispetto al 3%
del 2012 e il potere di acquisto diminuisce dell’1,4% tra il 2012 e il 2013 rispetto al 4,7% rilevato tra
il 2011 e il 2012. Anche se l’indicatore di grave deprivazione utilizzato da Eurostat segnala nel 2013
una riduzione della quota di persone nel nostro paese in questa condizione (presenza di quattro
o più sintomi di disagio su una lista di nove; cfr. cap. 1) dal 14,5% al 12,5% (percentuale comunque
superiore al dato del 2011), occorre sottolineare che tale riduzione è imputabile ad una dinamica
infazionistica più favorevole tra il 2012 e il 2013 rispetto a quella avutasi tra il 2011 e il 2012 (cfr. Istat,
BES 2014. Il benessere equo e sostenibile in Italia, giugno 2014, disponibile su: www.istat.it). Sostanzial-
mente, quindi, nel 2013 le condizioni di vita della popolazione non possono dirsi migliorate rispetto
al 2012. Questo vale tanto più per coloro che si trovano in povertà assoluta.

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