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IL BILANCIO DELLA CRISI


restrizione dei criteri di accesso), se l’erogazione è inoltre afdata alla discrezionalità
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dell’operatore
• non essendo regolato da procedure codifcate, il rapporto tra enti territoriali e imprese
sociali si limita all’afdamento a valle dei servizi e non prevede forme di collaborazio-
ne a monte nella fase di programmazione territoriale. 26
Se la povertà, come si è visto, aumenta e l’oferta di sevizi pubblici subisce una con-
trazione e un declassamento qualitativo, almeno in un duplice senso le ripercussioni di
ciò si fanno sentire sul settore del non proft. In primo luogo, come si è visto, gli efetti si
manifestano nei termini di un’accentuata tendenza da parte dei comuni all’afdamento
al non proft dei servizi e degli interventi prima gestiti direttamente (è quel processo che
abbiamo defnito di aumento delle esternalizzazioni). E, inoltre, si riversano sul non-proft
ampie quote di utenza assistita dal settore pubblico. Ed è un processo che chiameremo
di compensazione funzionale: nelle situazioni di carenza o riduzione delle prestazioni e
dei servizi pubblici, il non proft si assume la porzione di richieste eccedenti la capacità di
assorbimento del pubblico.
Allo stato attuale, la compensazione funzionale di alcuni settori del non proft agi-
sce in maniera non codifcata, in assenza di regole di funzionamento, in condizioni di
urgenza ed autonomia operativa e con elevate dosi di innovazione nella progettazione
di interventi a carattere sperimentale. Ma in questa sede ci interessa evidenziare il ruolo
svolto da alcune di queste reti nel far fronte all’aumento della povertà nel nostro paese
in questo tempo di crisi.

5. Gli efetti indiretti dei tagli. Evidenze dalla realtà dei centri di ascolto
e dei servizi Caritas
L’efetto combinato della riduzione della spesa sociale dei comuni e dell’aumento
della povertà nell’ultimo periodo ha prodotto ripercussioni sul sistema di intervento so-
ciale coordinato dalle Chiese locali a livello territoriale.
Per dare un’idea di ciò, si considereranno alcuni dei dati emersi dalla rilevazione con-
dotta nel 2013 su 814 centri di ascolto Caritas (su un totale di 2.800 centri di ascolto
presenti in tutta Italia) e le analisi qualitative realizzate dagli osservatori diocesani, in
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grado queste ultime di far luce sui cambiamenti nei profli di povertà degli utenti dei
servizi Caritas.
La rilevazione sui centri di ascolto, pur non essendo una indagine campionaria e non
consentendo, dunque, di costruire serie storiche per confrontare con rigore statistico i
dati da un anno all’altro, permette di ricavare informazioni sulla tipologia di situazioni
di disagio intercettate e prese in carico dai centri di ascolto Caritas, e di tratteggiare, nel
complesso, i contorni del fenomeno della povertà nel tempo.
Nel 2013 si sono rivolte a questi centri di ascolto più di 135.000 persone in cerca di
aiuto (il 41,2% di esse si è rivolto a centri di ascolto ubicati nelle regioni del Nord, il 40,8%
in centri di ascolto del Centro e il 18% in centri di ascolto del Sud). Per il 2013:





25 Ibid.
26 Cfr. Auser, op. cit.
27 È una rilevazione basata sui dati forniti dai centri di ascolto che di anno in anno aderiscono alla
rilevazione annuale realizzata da Caritas Italiana. Dal momento che la base di riferimento non è
costante negli anni (alla rilevazione non partecipano anno dopo anno gli stessi centri di ascolto
delle stesse diocesi), i dati non sono confrontabili negli anni. Inoltre, bisogna tener presente che
può agire un fattore distorsivo legato al fatto che il modello di presa in carico dei centri incide
sulla domanda di servizi e interventi richiesti: laddove cioè l’oferta è variegata e la presa in carico
strutturata potrebbe verifcarsi un aumento delle richieste di intervento, che si rifette in un incre-
mento delle situazioni di povertà rilevate in quel contesto territoriale (cfr. Caritas Italiana, False
partenze. Rapporto 2014 sulla povertà e l’esclusione social in Italia, disponibile al seguente indirizzo:
www.caritas.it).

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