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LE POLITICHE CONTRO LA POVERTÀ IN ITALIA / RAPPORTO 2014
• si conferma una maggior presenza di utenti stranieri rispetto agli italiani (61,8% vs
38,2%), soprattutto al Centro e al Nord, mentre al Sud gli italiani rappresentano il
59,7% degli utenti
• a rivolgersi ai centri di ascolto sono soprattutto donne (54,4%)
• nel 61,3% le persone in cerca di aiuto sono disoccupate
• hanno un domicilio nell’81,6% dei casi
• sono in possesso di licenza media inferiore nel 41,5% (il 5% è in possesso di laurea).
I bisogni rilevati sono riconducibili soprattutto alla sfera della povertà economica e
materiale (59,2%) e al lavoro (47,3%) (v. tab. 4). In modo particolare, chi ha dichiarato
di avere problemi economici nel 47% dei casi percepisce un reddito insufciente per far
fronte alle normali esigenze di vita e nel 28,5% non percepisce nessun reddito.
Tab. 4 Bisogni rilevati presso i centri di ascolto Caritas nel 2013
Bisogni %
Povertà economica 59,2
Problemi di occupazione 47,3
Problemi abitativi 16,2
Problemi familiari 8,6
Problemi legati all’immigrazione 5,3
Problemi di istruzione 4
Problemi di salute 4,4
Dipendenze 2
Detenzione e problemi con la giustizia 1,7
Handicap/disabilità 1,5
Altri tipi di problemi 3,8
N.B. Il totale supera 100 in quanto per ogni utente può esser stato rilevato più di un bisogno.
Fonte: Caritas Italiana, False partenze. Rapporto 2014 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia
Specularmente, in più della metà dei casi (50,4%), gli interventi si sono focalizzati
sull’erogazione di beni e servizi materiali. È poi dai focus qualitativi condotti dagli os-È poi dai focus qualitativi condotti dagli os-poi dai focus qualitativi condotti dagli os-
servatori diocesani che è possibile ricavare elementi per un’analisi del cambiamento dei
profli socio-economici degli utenti dei servizi Caritas.
A sette anni dal manifestarsi dei primi sintomi della crisi economica, alcune tendenze
destano preoccupazione:
• aumenta il numero di coloro che si rivolgono ai servizi Caritas anche per efetto della
riduzione dei casi presi in carico dai servizi sociali e dagli enti socio-assistenziali
• aumenta, del pari, la complessità delle situazioni di disagio, che non consente una pre-
sa in carico diretta e immediata dei casi, ma richiede colloqui ripetuti e progetti di
intervento step by step (nei centri di ascolto della Toscana il numero medio di visite
ai centri di ascolto da parte degli utenti è passato da 3,23 nel 2008 a 4,33 nel 2012) e,
dunque, una intensifcazione e specializzazione dei trattamenti, a scapito a volte della
loro estensione
• si cronicizzano alcune situazioni di povertà prima temporanee, segnando in questo
modo il passaggio da una momentanea difcoltà economica a condizioni di vera e
propria esclusione sociale: l’aumento, fra coloro che si rivolgono ai centri di ascolto,
dei disoccupati di lunga durata ne è una testimonianza
• l’incremento delle richieste riconducibili a bisogni primari (alimentazione, casa, salute,
lavoro) è una conseguenza diretta della crisi economica: in questo senso l’emergenza
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