Page 102 - index
P. 102

IL BILANCIO DELLA CRISI


b) Stanziamenti adeguati a combattere la povertà possono giungere solo dallo Stato.
Nello scorso decennio aveva guadagnato terreno l’opinione che si potesse prescinde-
re dall’ente pubblico quale principale fnanziatore delle politiche sociali. Lo aferma-
vano, in modo tanto vago quanto deciso, i numerosi sostenitori di un male interpre-
tato sviluppo del “Secondo Welfare”, i quali argomentavano che i fondi provenienti
dai soggetti organizzati della società civile, come associazioni, Fondazioni e impre-
se, avrebbero potuto svolgere una funzione sostitutiva delle risorse pubbliche (una
28
tesi, peraltro, che stravolgeva il pensiero dei più accreditati esperti del tema ). I pri-
vati non sono però in grado – a diferenza del pubblico – di muovere l’ammontare di
risorse economiche necessario alle politiche sociali. Diverse ricerche lo hanno prova-
to scientifcamente, mentre nella realtà lo ha mostrato l’esperienza dei soggetti pri-
vati, impossibilitati a rispondere a tutte le necessità lasciate inevase da Enti Locali sot-
to-fnanziati.
Se lo stanziamento principale non può che essere pubblico, a quale livello di gover-
no compete? Negli scorsi anni, come detto, la maggior parte dei Comuni ha risposto
ai tagli nei fnanziamenti statali spostando, all’interno dei propri bilanci, risorse da
altre voci al sociale. Dunque, i Comuni hanno già efettuato una scelta a favore del
settore davanti ad un orientamento statale in direzione opposta: in assenza di ade-
guati investimenti dal centro, oggi i margini per procedere ulteriormente in questa
direzione si sono, di fatto, esauriti. Le Regioni, da parte loro, possono (ed efettiva-
mente lo fanno in varia misura) efettuare stanziamenti nel sociale come autonoma
scelta politica, ma si tratta sempre di interventi di dimensione contenute. Lo Stato,
infatti, in due occasioni ha trasferito ampie responsabilità sul sociale alle Regioni,
29
dapprima con il DPR 616/1977, e in seguito con la riforma del Titolo V (2001), che
ha reso l’assistenza sociale una responsabilità esclusiva delle Regioni. In entrambi i
casi, però, lo Stato non ha accompagnato il trasferimento di funzioni con il relativo
passaggio di risorse. Dunque, in queste condizioni non è possibile immaginare che
esistano interventi fnanziati dalle Regioni in grado di fare la diferenza. A disporre
degli idonei stanziamenti non rimane che lo Stato, i cui investimenti nelle politiche
sociali, peraltro, negli ultimi 20 anni sono stati in Italia assai minori di quelli degli al-
tri paesi europei. 30
c) La crisi ha mostrato a cosa servirebbero efettivamente i livelli essenziali delle pre-
stazioni sociali. Nonostante l’ampio interesse che la loro (auspicata) defnizione ha
ricevuto per oltre un decennio, infatti, è stata la tensione sempre più forte tra le
31
crescenti richieste di aiuto e un bilancio pubblico sotto pressione, peculiarità dell’e-
poca più recente, a metterne in luce la necessità con una chiarezza senza preceden-
ti. In altre parole, mentre l’utilità dei livelli, seppur indubbia, era meno visibile nel-
la fase pre-crisi, quando i tassi di povertà risultavano più bassi e la spesa sociale era
inadeguata ma comunque crescente, il cambio di scenario l’ha resa lampante.
Si pensi alla diferenza tra istruzione, sanità e politiche contro la povertà. Le perso-
ne malate hanno il diritto all’assistenza sanitaria e chi è tra i 6 e i 16 anni ha il dirit-
to all’istruzione; in entrambi i casi lo Stato è obbligato per legge a garantire ai pro-







28 F. Maino, M. Ferrera (a cura di), Primo rapporto sul Secondo Welfare in Italia, Centro Einaudi, Torino,
2013, in www.secondowelfare.it
29 Con il DPR 616/1977, come noto, lo Stato ha passato alle Regioni ed ai Comuni le responsabilità in
materia di “benefcienza pubblica”.
30 Cfr. C. Gori, V. Ghetti, G. Rusmini, R. Tidoli, Il welfare sociale in Italia. Realtà e prospettive, Carocci, Roma,
2014.
31 Cfr. E. Ranci Ortigosa (a cura di), Livelli essenziali delle prestazioni e diritti sociali, collana “I Quid”, Pro-
spettive Sociali e Sanitarie, Milano, 2008.

100
   97   98   99   100   101   102   103   104   105   106   107