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Infine, l’ultimo elemento che merita un approfondimento è quello dell’occupazione.
Oggi come in passato ad essere maggiormente sfavorite sono le famiglie la cui per- 9. Le persone a bassa inten-
sona di riferimento è in cerca di occupazione (per loro l’incidenza della povertà passa sità lavorativa sono coloro
che (secondo la definizione di
dal 10% del 2007 al 28% di oggi). Accanto a tali aggravate e insolute situazioni, si
Istat-Eurostat) lavorano meno
notano tuttavia alcune tendenze preoccupanti anche per quei nuclei la cui persona
di un quinto del loro tempo
di riferimento può contare su una occupazione. Sono le famiglie che vivono una (cfr. Istat, 2013, Reddito e con-
“in-work poverty”, cioè in condizione di povertà nonostante l’occupazione di uno o dizione di vita, anno 2012).
più membri. Tra loro, stando ai dati Istat, a risentire maggiormente degli efetti della
crisi sarebbero le famiglie con persona di riferimento occupata “in attività in proprio”: 10. Cfr. CNEL, 2014, Working
poor: un’analisi sui lavoratori a
queste dal 2007 ad oggi hanno, infatti, visto quadruplicato il peso dei poveri (Tabella
bassa remunerazione dopo la
1). Contestualmente a tali realtà destano apprensione anche le situazioni dei lavo-
crisi, Roma, pp. 69-70.
ratori dipendenti: in modo particolare cresce l’incidenza del disagio tra le famiglie
la cui persona di riferimento è un operaio o assimilato (dal 5,2% all’11,8%), raggiun-
gendo percentuali rilevanti (Tab. 1).
Tabella 1 – Incidenza della povertà assoluta per condizione
e posizione professionale della persona di riferimento Anni
Come spiegare le difficoltà vissute da quei nuclei
2007-2013 (valori % calcolati sulla cond. e posiz. professionale)
i cui componenti (uno o più) non risultano
2007 2013
esclusi dal mercato del lavoro? Le ipotesi sono
Occupato 2,7 6,6
numerose ed anche interconnesse tra loro. Una
Dipendente 3,2 6,9
possibile spiegazione potrebbe essere la scarsa
Dirigente / impiegato 1,3 2,7
9
intensità di lavoro del nucleo: la sotto-occupa-
Operaio/assimilato 5,2 11,8
zione di uno o più membri, incidendo sui redditi
Autonomo 1,4 5,3
complessivi, può chiaramente favorire percorsi
Imprenditore / Libero professionista – –
di impoverimento. Altre situazioni potrebbero ri-
Lavoratore in proprio 1,8 7,6
guardare chi percepisce una bassa remunera-
Non occupato 5,6 9,3
zione, i cosiddetti working poor o coloro per i
Ritirato dal lavoro 4,8 6,5
quali le prestazioni percepite fuori dal lavoro ri-
In cerca di occupazione 10,0 28,0
sultano inadeguate al sostegno del reddito. 10
In altra condizione 8,1 11,7
A far riflettere, tuttavia, oltre ai dati sulle si-
tuazioni di conclamata difficoltà, dovrebbero es-
11
sere anche i dati sulle persone a “rischio” povertà o esclusione sociale. È proprio 11. Secondo la definizione
grazie a tali indicatori divulgati dall’Istat e dall’Eurostat (presentati nel capitolo pre- Istat-Eurostat si trova a ri-
cedente) che vengono tracciate le linee di programmazione dell’Unione europea schio povertà o esclusione
sociale chi vive una delle se-
(cfr. Capitolo1). Oggi in Italia la percentuale di chi vive una situazione al limite, per-
guenti condizioni: in famiglie
tanto a rischio di impoverimento o marginalità, è pari al 29,9% del totale (anche in
con reddito familiare infe-
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questo caso il trend è in aumento rispetto all’anno precedente). Ciò dunque sta a riore al 60% del reddito me-
significare che quasi un italiano su tre vive in una situazione di pericolosa incertezza. diano, in una situazione di
grave deprivazione mate-
riale, appartiene a famiglie a
bassa intensità lavorativa (Cfr.
capitolo 1; cfr. Istat, 2013,
Reddito e condizioni di vita).
12. Il dato si riferisce all’anno
2012; cfr. Istat, 2013, Reddito
e condizioni di vita.















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Caritas Italiana | Flash Report su povertà ed esclusione sociale 2014 12
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