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e degli investimenti, calo dell’occupazione (oggi al livello più basso dal 1977), dimi-
nuzione del PIL pro capite. Per il futuro, stando alle analisi Svimez, le prospettive di
ripresa risultano incerte (e lente) e appare molto concreto il rischio di consolida-
mento del disagio.
Anche gli indicatori soggettivi, quelli cioè che misurano lo stato di malessere della
popolazione attraverso la percezione diretta degli interessati, evidenziano una si-
tuazione di particolare vulnerabilità delle aree del Sud. In queste zone l’indice di va-
lutazione soggettiva della difficoltà economica costruito dall’Istat (dalla sintesi di tre
indicatori: percentuale di persone che sentono di arrivare a fine mese con grande
difficoltà; quota di persone che vivono in famiglie non in grado di far fronte a spese
impreviste; quota di persone che non ritiene possibile riuscire ad efettuare risparmi
nell’anno) risulta essere il più alto d’Italia, pari cioè a 160,2 (nel Nord pari a 96,4 e nel
Centro a 116,4). 3 3. Indice di valutazione sogget-
Tuttavia, ritornando allo specifico della povertà, attraverso un confronto diacronico tiva di difficoltà economica: Nu-
dei dati si nota come a registrare forti incrementi sia in termini assoluti che percentuali mero indice (100=Italia 2004)
costruito combinando tre in-
siano anche le regioni del Centro e del Nord, fino a qualche anno fa collocate su livelli
formazioni: (a) quota di per-
marginali di disagio. In poco più di un lustro anche queste aree hanno visto pratica- sone in famiglie che alla
mente raddoppiare il peso dei poveri rispetto al totale della popolazione (Graf. 2). domanda «Tenendo conto di
tutti i redditi disponibili,
Grafico 2 – Incidenza della povertà assoluta (sulle famiglie) per macroregioni come riesce la Sua famiglia
Anni 2007-2013 (valori %) ad arrivare alla fine del
mese?» scelgono la modalità
14 di risposta «Con grande diffi-
12,6 coltà»; (b) quota di persone
12 che vivono in famiglie che
non sono in grado di far
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fronte con risorse proprie a
8 2007 spese impreviste di ammon-
5,7 6,0 5,8 tare approssimativo calcolato
6 2013
in funzione del valore me-
3,5 2,9
4 diano della distribuzione del
reddito equivalente dell’anno
2 precedente (nel 2011, 2012 e
2013 è pari a 800 euro); (c)
0
quota di persone che non ri-
Nord Centro Mezzogiorno
tiene possibile riuscire ad ef-
fettuare risparmi nei prossimi
12 mesi (cfr. Istat; www.misu-
Spostando il focus dai territori ai diversi profili di povertà, si possono elencare ulte- redelbenessere.it).
riori elementi di riflessione. Se fino a qualche tempo fa le categorie “per definizione”
più vulnerabili erano le famiglie di anziani, i nuclei con cinque o più componenti, le
famiglie con disoccupati, oggi a queste se ne aggiungono di nuove; i processi di im-
poverimento sembrano infatti aver superato i confini standard, espandendosi anche
4
a quelle famiglie fino ad oggi ritenute “non a rischio”. Considerando in primo luogo 4. Cfr. Caritas Italiana, 2014, Il
l’età, si nota che l’impatto peggiore della crisi si registra proprio nelle famiglie con bilancio della crisi. Le politiche
persona di riferimento under 65, dunque in età attiva. A vedere peggiorare la propria contro la povertà in Italia-
Rapporto 2014 (consultabile
situazione risultano soprattutto le famiglie con persona di riferimento nelle età cen-
dal sito www.caritas.it).
trali (35-44 e 45-54), verosimilmente le più penalizzate dalla attuale crisi del lavoro.
I pensionati, al contrario, tutelati in qualche misura dal sistema previdenziale,
negli ultimi anni non hanno registrato un forte incremento della percentuale di po-
veri (Graf. 3). 5 5. Cfr. Gori, 2014, La povertà in
Italia, in Caritas Italiana, 2014,
Il bilancio della crisi. Le politi-
che contro la povertà in Italia-
Rapporto 2014.



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Caritas Italiana | Flash Report su povertà ed esclusione sociale 2014 10
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