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Le chiese locali contro la crisi: le progettualità delle diocesi italiane


denze (da sostanze, farmaci, alcol, ecc.), per i problemi di occupazione, per usura, in-
debitamento, problemi abitativi, ecc.).
Che tipo di approccio alla povertà viene messo in atto dalle Caritas diocesane? È pos-
sibile dare una risposta a tale interrogativo adottando un modello di analisi che identif-
ca quattro tipologie principali di attività, risultanti dall’incrocio di due tipi di informazioni:


a) Il livello di attivazione e di empowerment dei benefciari: non tutti i progetti anti-crisi
prevedono un coinvolgimento attivo dei destinatari dell’intervento, anche in forma di
reciprocità rispetto all’aiuto ricevuto. Va osservato che non è sempre possibile preve-
dere un coinvolgimento attivo degli utenti, e questo a causa del fatto che un certo nu-
mero di essi appartiene a categorie deboli o protette, di diffcile attivazione (grandi an-
ziani, malati cronici, persone senza dimora, disabili, minorenni, malati mentali, ecc.);

b) L’erogazione di aiuto economico: è ormai piuttosto diffusa nell’ambiente Caritas la
convinzione che l’intervento sociale non può esaurirsi nella fornitura di aiuti materia-
li, tra cui soprattutto l’erogazione diretta di denaro. E questo per diversi motivi: evitare
una progressiva “Guerra tra poveri”, fnalizzata all’accaparramento delle scarse risorse
economiche disponibili; ridurre il rischio di cronicizzazione delle situazioni di povertà;
aggirare il rischio di cattivo uso del denaro, rispetto all’acquisto di beni voluttuari o co-
munque non necessari, ecc. Tuttavia, l’esacerbarsi delle situazioni di povertà e di inde-
bitamento ha determinato nel tempo un forte aumento delle richieste di aiuto materiali
e anche di denaro, per il pagamento di utenze, afftti, spese mediche, ecc. Presso mol-
te realtà locali non è quindi possibile fare a meno di tale dimensione, anche se gli ope-
ratori tentano di trovare strade alternative, per evitare i rischi di cui sopra.

Nel primo macro-gruppo ottenuto dall’incrocio di queste due variabili (vedi schema
riportato di seguito), si possono osservare tre principali linee di interventi, che prevedono
tutte l’erogazione di aiuto materiale (di volta in volta denaro, abiti, farmaci, alimenti, ecc.),
e non è previsto come requisito di accesso l’attivazione o la responsabilizzazione diret-
ta dei benefciari. Sono riconducibili a tale impostazione i vari fondi diocesani/regionali di
solidarietà/emergenza rivolti a famiglie in diffcoltà, colpite dalla crisi economica; il Pre-
stito della Speranza, nella sua seconda versione (una prima versione del programma, tra
il 2009 e il 2011, prevedeva l’erogazione economica a fronte di una forma di impegno e
attivazione del benefciario) e le prassi di piccolo aiuto economico in atto presso Caritas
parrocchiali e Centri di Ascolto.
La seconda macro-categoria di interventi corrisponde a tutte quelle attività che non
prevedono l’attivazione dei benefciari, non prevedono l’erogazione di denaro, ma tenta-
no al tempo stesso di aiutare le persone a soddisfare i loro bisogni primari (alimentazio-
ne, igiene personale, alloggio, assistenza medica, istruzione, ecc.). Questa categoria di
interventi individua almeno quattro tipi di servizi, anche di taglio innovativo: ricoveri not-
turni per persone vittime della crisi, tra cui i genitori separati/divorziati; gli empori di ac-
quisto solidale, le attività di recupero di alimenti invenduti, le offerte di sostegno alloggia-
tivo, anche attraverso operazioni di Housing sociale e recupero del patrimonio abitativo
privato/diocesano.
Un terzo gruppo di progetti anticrisi prevede la fornitura di denaro ai benefciari, anche
attraverso forme indirette (es.: il pagamento di una bolletta), ma prevede al tempo stesso
l’attivazione di clausole di reciprocità, anche attraverso il semplice impegno a restituire
la somma percepita. Rientrano in questo tipo di approccio i progetti di microcredito per
famiglie o imprese e le prassi di auto economico implementate in forma innovativa pres-
so alcuni Centri di Ascolto e Caritas parrocchiali.
Infne, vi è una quarta macro-categoria nella quale sono comprese vari tipi di attività
che non prevedono nessun tipo di erogazione di denaro ma che puntano all’emancipa-


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