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Rapporto 2014 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia

6 | … e “altro” ancora
Infne vorremo dare visibilità anche a quelle iniziative diocesane che non rientrano
nelle tipologie precedentemente considerate ma che vengono segnalate dalle Caritas
come “altri progetti”. Rispetto ad un anno fa tali attività (monitorate anche nelle prece-
denti rilevazioni) risultano quasi raddoppiate, passando dalle 121 del 2012 alle 215 del
2013; in poco più di dodici mesi si è registrato un aumento del 77,7%. Questo, se da un
lato è una conferma della persistente emergenza sociale, dall’altro testimonia la vivacità
e l’impegno delle Chiese locali.
Da un’analisi attenta e dettagliata dei progetti è stato possibile individuare cinque
particolari ambiti di intervento verso cui tali iniziative si orientano:
• il disagio occupazionale;
• il disagio abitativo;
• la tutela delle famiglie;
• i percorsi di animazione/sensibilizzazione/rieducazione;
• le necessità/bisogni alimentari.

Il primo ambito, quello relativo al lavoro, comprende il numero più alto di iniziative. In
questo momento storico che registra un vistoso calo dell’occupazione (il tasso di disoc-
cupazione è oggi all’11,3%, quello giovanile al 37,3%) le Caritas e le Chiese locali oltre a
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creare sportelli di orientamento ad hoc, come precedentemente approfondito, si fanno
promotrici sul territorio di azioni concrete che vanno dalla formazione e/o riqualifcazio-
ne professionale fno alla promozione di strumenti di politica attiva del lavoro come vou-
cher, borse lavoro, stage anche per soggetti svantaggiati; il tutto spesso in collaborazio-
ne con istituzioni pubbliche e realtà del terzo settore.
Ricordiamo, per esempio, il progetto “Ripartire” della Caritas di Vicenza (realizzato in
collaborazione con la cooperativa Nova) sviluppato con l’obiettivo di creare percorsi la-
vorativi e di reinserimento occupazionale per persone in diffcoltà economica e familiare.
O ancora il progetto Carit’Art della Caritas di Pescara che, coinvolgendo più soggetti del
territorio (Comune di Pescara, CNA e Fondazione Opera Juventutiis), prevede tre livelli di
intervento: la promozione di un percorso di sviluppo/recupero delle capacità lavorative
della persona svantaggiata; l’avvio di attività produttive in grado di rispondere a logiche
di mercato e al tempo stesso favorevoli per il lavoratore; la sensibilizzazione e il coinvol-
gimento del contesto comunitario ed economico locale orientato verso un nuovo model-
lo di economia solidale.
Ci sono poi anche coloro che si adoperano concretamente nella ricerca attiva di
un’occupazione lavorando in sinergia con i centri per l’impiego. È questa la flosofa del
“Progetto Rete Lavoro” della Caritas di Treviso, la stessa che proprio in tema di disagio
occupazionale si è fatta promotrice di un servizio di ascolto ed accompagnamento ad
hoc destinato a piccoli imprenditori in diffcoltà. Ricordiamo a tal proposito l’impennata
di suicidi (che ha visto coinvolti per lo più imprenditori) registrata di recente nel Nord-Est.
Collocato ancora nel Triveneto è il progetto “5 Pani e 2 Pesci” della diocesi di Vitto-
rio Veneto, che offre la possibilità per i disoccupati di svolgere ore di lavoro retribuito nel
territorio, mediante voucher; il tutto in collaborazione con servizi sociali, parrocchie, on-
lus, cooperative e privati.
In termini di svantaggio sociale segnaliamo infne numerosi progetti di sostegno oc-
cupazionale per tossicodipendenti/ex-tossicodipendenti o per detenuti/ex detenuti (ri-
cordiamo, per esempio, quelli promossi dalle Caritas di Cassano all’Ionio e di Ariano Ir-
pino).
In tema casa, in aggiunta ai servizi residenziali da sempre promossi e sostenuti dal-
le Caritas diocesane (dormitori, strutture di prima accoglienza, ecc.), si possono elenca-
re tutta una serie di iniziative destinate a persone in temporanea diffcoltà abitativa cau-
sata spesso dalla precarietà lavorativa. In particolare si evidenziano due tipi specifci di


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