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conclusioni I povertà
oltre la crisi: accoglienza,
alleanze, advocacy
Dal Censimento delle opere ecclesiali
FRANCESCO La crisi che attraversa il nostro paese va valutata non solo per i gravi esiti correnti,
MARSICO ma anche per gli efetti cumulati e non transitori degli anni precedenti. L’allargamento
RESPONSABILE AREA dell’area della precarietà e della conclamata povertà è destinato a divenire strutturale se
NAZIONALE CARITAS
ITALIANA non si assumono efettive strategie di contrasto. Anche la sua auspicata conclusione non
segnerà una ripresa tale da cancellarne gli efetti: la fase che seguirà porterà esiti dife-
renziati tra le diverse aree produttive e territoriali, aumentando le disuguaglianze; in ogni
caso non vi sarà un ritorno alle condizioni pre-crisi.
Questo deve raforzare la preoccupazione relativa al “posto dei poveri” nei diversi li-
velli di programmazione fnanziaria istituzionale, dal livello europeo a quello comunale,
nel modello di tutela sociale che andrà necessariamente costruito per ridurre le percen-
tuali di persone cadute in povertà e nella idea di sviluppo che guiderà la ripresa dei pros-
simi anni. Appare evidente la crucialità dei prossimi mesi: insieme alla ridefnizione di un
modello economico e produttivo, deve delinearsi una nuova struttura di tutela dei diritti,
a partire dalla “libertà dalla povertà”.
La necessità di una contestuale azione solidale – che riguarda sia le comunità cristia-
ne che i soggetti sociali che traggono ispirazione per la loro azione dal magistero civile
rappresentato dalla nostra Costituzione – verso le condizioni di povertà e di esclusione,
connessa ad una altrettanto determinata funzione di advocacy, divengono ancora più ur-
genti in un tempo di risorse scarse e di rimodulazione della spesa, nonché di ridefnizione
dei modelli di protezione sociale.
Il realismo delle risposte possibili deve connettersi a sempre più esigenti richieste di tu-
tela dei diritti di chi vive in condizioni di fragilità e di esclusione: la programmazione fnan-
ziaria europea e le sue ricadute nazionali e regionali, la Legge di stabilità e la sua efettiva
capacità di determinare politiche concrete, l’allocazione delle risorse regionali e comunali
sono i complessi ambiti ai quali rivolgere un’attenzione responsabile e competente.
Tutto questo richiede competenze specifche, ma è anche l’occasione per realizzare
alleanze sia a livello nazionale che territoriale. È anche questo il senso della partecipazio-È anche questo il senso della partecipazio-anche questo il senso della partecipazio-
ne di Caritas italiana alla Alleanza contro la povertà, che vede associazionismo sociale,
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volontariato e sindacato per la prima volta insieme per richiedere una misura universale
di contrasto alla povertà.
Questa Alleanza è una opportunità non solo per costruire un soggetto che esplicita-
mente vuole farsi carico di tutelare condizioni che non hanno avuto negli scorsi anni una
efettiva rappresentanza sociale, ma per avviare sul piano nazionale e locale un lavoro
di advocacy, tale da fare crescere la capacità delle comunità territoriali di monitorare le
politiche e, d’altro canto, alzando il livello dell’accountability istituzionale. La tradiziona-
le resistenza al monitoraggio ed alla valutazione delle politiche deve essere superata in-
sieme ad alcune derive dei soggetti sociali, a volte orientati maggiormente verso l’inter-
locuzione istituzionale fnalizzata alla garanzia di sopravvivenza delle proprie iniziative,
piuttosto che ad una allocazione ottimale delle risorse in forme strutturali ed efcaci nel-
1 All’Alleanza contro la povertà hanno fno ad ora aderito: Acli, Anci, ActionAid, Azione Cattolica Italia-
na, Caritas Italiana, Cgil-Cisl- Uil, Cnca, Comunità di S. Egidio, Confcooperative, Conferenza delle Re-
gioni e delle Province Autonome, Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De’ Paoli Consi-
glio Nazionale Italiano ONLUS, Fio-PSD, Fondazione Banco Alimentare, Forum Nazionale del Terzo
Settore, Lega delle Autonomie, Movimento dei Focolari, Save the Children, Jesuit Social Network.
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