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Rapporto 2014 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia

di solidarietà materiale si accompagna ad una serie di attività collaterali di animazione
pastorale, accompagnamento formativo, di studio e ricerca, di lobby e advocacy nei con-
fronti delle istituzioni pubbliche, locali e nazionali.
Spicca nell’ambito delle Caritas del bacino del mediterraneo il forte impegno a favore
dei migranti di transito: tale attività è svolta sia favore di singoli migranti che di nuclei fa-
miliari. In ambedue i casi non mancano le presenze di rifugiati e richiedenti asilo, che si
rivolgono alla Caritas per richiedere un aiuto materiale.
Per ragioni facili da intuire, meno signifcativa e diffusa appare invece l’azione Cari-
tas nel settore dell’inserimento lavorativo. Eccezione a tale andamento generale è costi-
tuita da Caritas Spagna che, grazie ad una specifca modifca legislativa, è stata autoriz-
zata da pochi anni a svolgere attività diretta di intermediazione lavorativa, omologabile a
quella realizzata in Italia dai nostri uffci per l’impiego.

3 | valutazIonI e raccoMandazIonI rIvolte alle IStItuzIonI europee
Nel corso del 2013 Caritas Europa ha proseguito nel suo lavoro di lobbying e advo-
cacy, sollecitando varie volte le istituzioni europee su una serie di questioni riguardan-
ti la povertà economica e l’esclusione sociale, riuscendo in alcuni casi a raggiungere un
certo livello di effcacia. Ad esempio, nel febbraio 2013 il documento di raccomandazio-
ni della Commissione Europea Investing in Chidren ha recepito la maggioranza (8 su 10)
delle raccomandazioni di Caritas Europa in tema di povertà minorile; grazie al lavoro di
lobbying svolto da Caritas Europa, l’entità del nuovo fondo di aiuto ai bisognosi Fead è
stata portata da 2,5 a 3,5 miliardi di euro; alcune della proposte in tema di povertà eco-
nomica e inclusione sociale avanzate da Caritas Europa sono state recepite nelle Count-
ry Specifc Recommendations rivolte dalla Commissione Europea ad alcuni paesi dell’U-
nione (Polonia, Lituania, Cipro, Regno Unito, Belgio…).
Anche ai diversi governi nazionali e locali, Caritas Europa ha rivolto varie raccoman-
dazioni, di taglio generale: consolidare (e non indebolire) i sistemi di welfare, rafforzare i
servizi essenziali, implementare misure di inclusione attiva nel mercato del lavoro, attri-
buire livelli di partecipazione alla spesa proporzionati al livello dei rispettivi redditi, pre-
vedere la possibilità che le amministrazioni forniscano inserimenti lavorativi di “ultima
istanza” a favore di soggetti esclusi dal mercato del lavoro, migliorare il controllo e la pia-
nifcazione dei servizi e delle prestazioni sociali.
L’ultima edizione del Rapporto si conclude con una serie di valutazioni e raccoman-
dazioni, rivolte in modo diretto alle istituzioni europee.


1) Le istituzioni europee dovrebbero assumere maggiori capacità di governance e di mo-
nitoraggio sulla dimensione sociale della Strategia Europa 2020, con particolare at-
tenzione alle categorie maggiormente a rischio di povertà (minori, giovani disoccupa-
ti…). A tale riguardo appaiono centrali alcune azioni:

a) garantire il raggiungimento complessivo degli obiettivi fssati dagli Stati membri,
tra cui soprattutto l’obiettivo di riduzione della povertà di oltre 20 milioni di perso-
ne, fssato nella strategia Europa 2020;
b) lavorare di concerto con gli Stati membri per stabilire in modo concordato il conte-
nuto dei sotto-obiettivi nazionali di riduzione della povertà, identifcando per cia-
scun paese i gruppi a maggiore rischio di povertà o di esclusione sociale (bambini,
migranti, lavoratori poveri, disabili, anziani…);
c) Integrare con aspetti di monitoraggio sociale il processo del Semestre Europeo, in-
cludendo nelle Country Specifc Recommendations di ciascun paese l’obbligo di
monitorare e riferire su come le diverse scelte politiche nazionali stanno contri-
buendo a raggiungere gli obiettivi fssati di riduzione della povertà, della disoccu-
pazione, dell’abbandono scolastico;


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