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IL BILANCIO DELLA CRISI


Guardiamo ora alla distribuzione territoriale, tornando a misurare la povertà in base al
numero delle persone coinvolte (non delle famiglie ). Prima della crisi il fenomeno era
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già difuso nel meridione mentre la presenza nell’area centro-settentrionale era residua-
le. Giunti al 2012, invece, le percentuali del Nord (da 3.3 a 6,4%) e del Centro (da 2,8 a 5,7%)
sono sostanzialmente raddoppiate, ad indicare una presenza oggi difusa, non più di nic-
chia, pure in questi territori. Se la crisi ha fatto emergere la povertà come questione set-
tentrionale, le criticità del Sud non accennano certo a placarsi, come indica l’incremento
dal 6,0% all’11,3% degli individui coinvolti (tab. 7).


Tab. 7 Incidenza della povertà tra le persone, macro-aree territoriali, Italia,
valori percentuali

2007 2012
Nord 3,3 6,4

Centro 2,8 5,7
Sud 6,0 11,3
Italia 4,1 8,0
Fonte: Istat


Sono state sin qui esposte informazioni tratte dai Report dell’Istat sulla povertà in Ita-
lia (cfr. prossimo paragrafo). Prima di concludere pare opportuno aggiungere alcuni dati
su due realtà non considerate nei Rapporti dell’Istat ma cruciali, relativi alle persone con
disabilità e agli immigrati. In entrambi i casi non disponiamo di dati sulla povertà assoluta
ma ci si può riferire ad alcune elaborazioni riguardanti la deprivazione materiale (def-
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nita nella tab. 1). Complessivamente, le persone con disabilità in Italia che vivono la de-
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privazione materiale sono il 24,8% del totale rispetto ad un’incidenza del 15,9% tra quel-
le senza disabilità. Nel caso delle persone con disabilità tra i 16 e i 65 anni la percentuale
è del 28,7% rispetto al 16,7% degli altri, per le persone con disabilità di 65 anni e più è del
23,0% rispetto al 12,6%.
Venendo agli immigrati, i dati risultano piuttosto chiari. Mentre le famiglie di soli italia-
ni che sperimentano la deprivazione materiale corrispondono al 13,8%, le famiglie miste
(con almeno uno straniero) sono pari al 24,9% e quelle composte di soli stranieri il 37,3%.
Le cifre menzionate hanno natura disomogenea - come anticipato – rispetto al resto del
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capitolo, ma sono state comunque incluse per segnalare l’impossibilità di trascurare le
persone che si trovano in queste condizioni (persone con disabilità ed immigrati) quan-
do si discute la realtà della povertà nel nostro Paese.
Giunti al termine, bisogna notare come ad accomunare i dati presentati in queste pa-
gine vi sia un punto di fondo, che rappresenta il mutamento cruciale del panorama ita-
liano. Durante la crisi la povertà assoluta non solo ha confermato il suo radicamento tra
i segmenti della popolazione in cui già in passato era più presente, ma è anche cresciu-
ta particolarmente in altri, prima ritenuti poco vulnerabili: il Centro-Nord, le famiglie con






22 Come, invece, nelle tabelle da 3 a 6.
23 Si tratta di elaborazioni tratte da un’analisi della Commissione d’Indagine sull’Esclusione Sociale
(CIES) sulla base di dati EU – SILC che rilevano le caratteristiche degli intervistati nel 2010 e i redditi
da loro percepiti nel 2009. Si veda CIES, 2011-2012, Rapporto sulle politiche contro la povertà e l’esclu-
sione sociale. Anni 2011-2012, consultabile al seguente indirizzo: www.lavoro.gov.it/CIES.
24 Lo studio citato considera come portatrici di disabilità le persone che abbiano dichiarato all’Istat di
avere “limitazioni gravi nello svolgimento delle attività quotidiane” da almeno 6 mesi.
25 La fonte dei dati e il periodo di riferimento sono i medesimi di quelli relativi alla disabilità, le modalità
di analisi presentano qualche diferenza di natura tecnica.

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