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LE POLITICHE CONTRO LA POVERTÀ IN ITALIA / RAPPORTO 2014


giudicare insufcienti provvedimenti che, invece, potrebbero essere utili e crea fru-
strazione in chi desidera interventi più efcaci, trasmettendo l’idea che mettere in
atto cambiamenti reali sia (quasi) impossibile. L’esito complessivo consiste, dunque,
nella spinta all’immobilismo;
• l’ultimo paradosso, infne, risiede nel presentare come politiche contro la povertà inter-
venti che in realtà non lo sono. Adottare una defnizione più estesa di quella assoluta,
infatti, può far sì che vengano indicate come azioni in materia anche scelte che ser-
vono altri scopi, ad esempio ridurre la diseguaglianza o incrementare le opportunità,
obiettivi fondamentali ma diferenti da quelli qui considerati. Un contributo in tale
direzione può giungere dalla visibilità e dalla capacità di pressione dei gruppi sociali
in condizione di disagio e/o povertà relativa, certamente superiori a quelle dei pove-
ri assoluti. Il punto di ricaduta non è indiferente: scambiare interventi di altra natura
per politiche contro la povertà, infatti, può portare il decisore di turno ad afermare
di aver agito contro la povertà, anche se in realtà ciò non è accaduto.

1.2 Il raddoppio dei poveri in Italia
Dopo la lunga crisi economica, la povertà in Italia non è più la stessa. Lo mostra il con-
fronto tra i dati più recenti, riferiti al 2012 e quelli del 2007, ultimo anno di crescita del Pil
prima del periodo (durato sei anni) durante il quale ha prevalso il segno negativo. L’intero
capitolo è costruito sul confronto tra il 2007 e il 2012, così da cogliere l’eredità che la crisi
lascia alla lotta contro la povertà nel nostro Paese.
Nel 2012 sperimentavano la povertà assoluta 4,8 milioni di persone residenti in Italia,
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pari all’8% del totale, mentre nel 2007 erano 2,4 milioni, cioè il 4,1% (tab. 2). Ecco il noc-
ciolo della questione: i poveri sono raddoppiati in cinque anni: 4,8 milioni e 8% sono i nu-
meri chiave da tenere a mente perché meglio di qualsiasi altra cifra aiutano a “toccare con
mano” la presenza della povertà nella società italiana.
Oltre che in termini di singoli individui, la povertà viene calcolata anche con riferimen-
to alle famiglie coinvolte. Adottando questa unità di misura, l’aumento – nel medesimo
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periodo – va dal 4,1%, pari a 0,97 milioni di nuclei, al 6,8%, pari ad 1,7 milioni (tab. 2). Ri-
levato in questo modo, dunque, l’incremento percentuale risulta minore poiché si è con-
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centrato maggiormente tra i nuclei con più persone.
A partire dal 2014, ci si aspetta che riprenda la crescita economica. È ragionevole ipo-È ragionevole ipo-ipo-
tizzare che – come avvenuto in passato – la crescita possa portare con sé una riduzione
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della povertà assoluta, ma pare irrealistico immaginare un ritorno ai valori del 2007. La
ragione risiede nei mutamenti strutturali vissuti dalla società italiana, a partire dalla pre-
carizzazione del mondo del lavoro e dall’indebolimento della capacità delle reti familiari
di fornire sostegno economico. Pur risultando impossibile formulare in merito previsioni
attendibili, si può certamente afermare che un tasso di povertà assoluta più alto rispetto
allo scenario pre-crisi sia destinato a permanere.







15 Per i dati sulla povertà assoluta ci si riferisce al 2012 in quanto si tratta dei dati più recenti disponibili
al momento in cui si scrive (giugno 2014).
16 Ai fni delle sue rilevazioni, l’Istat defnisce come famiglia “un insieme di persone legate da vincoli di
matrimonio, parentela, afnità, adozione, tutela o vincoli afettivi, coabitanti ed aventi dimora abi-
tuale nello stesso Comune. Una famiglia può essere costituita anche da una sola persona”.
17 Ad esempio, s’immagini che in un determinato contesto vi siano tre persone in povertà in più rispetto
a prima. Se appartengono tutte allo stesso nucleo familiare (ad esempio composta da due genitori
ed un fglio) l’aumento delle famiglie in povertà sarà di una sola unità mentre se le persone appar-
tengono a tre nuclei unipersonali l’aumento sarà di 3 unità.
18 In ogni modo, si tratta di ipotesi che non riguardano il 2013, ultimo anno della crisi, i cui dati sulla
povertà saranno resi noti dall’Istat a breve. La maggior parte degli esperti si attende per tale anno
un ulteriore incremento della povertà rispetto al 2012.

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