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1 I la povertà in italia


Dal Censimento delle opere ecclesiali

CRISTIANO Quanti sono i poveri in Italia? E chi sono? Come è cambiato il loro prof lo durante la cri-è cambiato il loro prof lo durante la cri-loro proflo durante la cri-
GORI si? Il confronto sulle politiche contro la povertà non può che partire dallo sguardo verso
UNIVERSITÀ CATTOLICA chi sperimenta questa realtà. Questo Rapporto, pertanto, si apre con un contributo che
DEL SACRO CUORE
DI MILANO sintetizza i tratti fondamentali del fenomeno.


1.1 Cos’è la povertà?
Desidero, innanzitutto, tranquillizzare il lettore. Non mi avventurerò in una dotta di-
gressione teorica alla ricerca della migliore risposta a questa domanda. Della povertà e
delle condizioni ad essa afni oggi esistono varie concezioni, tradotte in numerose def-
nizioni. La tab. 1 riassume le più note, riconducibili ai concetti di povertà estrema, asso-
luta, relativa e di disagio economico. Si tratta dei quattro poli intorno ai quali ruota tutta
l’ampia discussione sulla natura della povertà: la scelta a favore di uno, dunque, è da mo-
tivare attraverso il confronto con gli altri.
L’Introduzione di questo Rapporto ha spiegato che esso è dedicato alla povertà
assoluta. La sperimenta, secondo l’Istat, chi non può sostenere le spese minime necessarie
ad acquisire i beni e i servizi ritenuti essenziali, nel contesto italiano, a conseguire uno
“standard di vita minimamente accettabile”. Ciò signifca, in concreto, poter raggiungere
livelli nutrizionali adeguati, vivere in un’abitazione dotata di acqua calda ed energia, po-
tersi vestire decentemente e così via (si veda oltre). Il concetto di povertà assoluta si basa
sull’idea che sia possibile individuare un paniere di beni e di servizi primari il cui consu-
mo è considerato necessario per non cadere in uno stato di privazione. Il paniere è poi
tradotto in termini monetari così da determinare un certo livello di spesa, il cui mancato
raggiungimento segnala, per l’appunto, una condizione di povertà. L’introduzione ospita
anche le considerazioni di ordine pastorale che hanno portato Caritas Italiana a decidere
di focalizzare l’attenzione sulla povertà assoluta.
Qui voglio brevemente illustrare perché, secondo me, l’efettiva comprensione sia del
fenomeno sia delle politiche per contrastarlo risulti possibile solo facendo propria la de-
clinazione assoluta del concetto di povertà. Ecco il motivo: se si pensa che la povertà co-
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stituisca un’esperienza diferente rispetto alla diseguaglianza, anche accentuata, e alle
difcoltà materiali, pure gravi, allora non si può che concepirla in modo assoluto.
Infatti, se si ritiene – ed io credo di sì - che esista uno specifco della povertà che la di-
stingue dalle altre condizioni umane, ciò si ritrova nell’impossibilità di condurre uno stan-
dard di vita ritenuto minimamente accettabile nel proprio contesto sociale. In sintesi, la
povertà o è assoluta o non è.
Tradizionalmente, la contrapposizione principale è tra i sostenitori della forma assolu-
ta e di quella relativa. In quest’ultimo caso abbiamo a che fare, però, con una situazione
di grave diseguaglianza (“sono povero perché ho assai meno degli altri”) mentre è solo
nella defnizione assoluta che si ritrova il tratto specifco della povertà (“sono povero dato
che mi mancano le risorse per poter condurre una vita decente”). Una persona può spe-
rimentare la povertà relativa perché dispone di risorse molto inferiori agli altri anche se
sufcienti a raggiungere uno standard di vita minimo: questa persona, a mio parere, non
è da considerarsi povera. L’essenza di questa condizione, infatti, consiste nel non avere il





1 Le considerazioni successive sono sintetiche e si riferiscono all’applicazione del concetto nel contesto
italiano. Il dibattito sulla natura della povertà è ampio e articolato, i suoi punti principali sono ef-
cacemente discussi in E. Morlicchio, Sociologia della povertà, Il Mulino, Bologna e N. Amendola,
F. Salsano, G. Vecchi, Povertà, in G. Vecchi (a cura di), "In ricchezza e povertà. Il benessere degli
italiani dall'Unità ad oggi", Il Mulino, Bologna, 2011.

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