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IL BILANCIO DELLA CRISI
minimo per “campare” in modo decoroso, situazione nella quale notevoli difcoltà mate-
riali si accompagnano ad uno stato di esclusione sociale. In altre parole, “la povertà non
può essere considerata una forma, anche estrema, di diseguaglianza economica (...): essa
si confgura come un’esperienza qualitativamente diversa”. 2
La povertà relativa è più semplice da misurare rispetto a quella assoluta, quale che
sia l’indicatore impiegato (la spesa media mensile per Istat o il 60% del reddito media-
no per Eurostat). Calcolare una percentuale dei redditi o dei consumi è ben altra cosa
rispetto a defnire il paniere dei beni e servizi da ritenere essenziali, in un certo conte-
sto sociale, e poi attribuirvi un valore monetario. Il ricorso al concetto relativo si presta
però a vari efetti paradossali, tra i quali: 1) può crescere mentre il benessere di tutti,
compreso chi sta peggio, aumenta; 2) può aumentare mentre la povertà assoluta dimi-
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nuisce.
L’elemento decisivo che diferenzia la povertà assoluta da quella relativa risiede nell’in-
diferenza non al contesto storico e sociale di riferimento, bensì alla distribuzione delle
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risorse economiche al suo interno. Detto altrimenti, mentre il fatto che una persona si
trovi o meno in povertà assoluta non dipende da quanto hanno gli altri, per stabilire lo
standard di vita minimo in uno specifco contesto sociale ci si rifà a questo elemento. In-
fatti, la composizione del paniere di risorse essenziali discende dall’insieme di beni e ser-
vizi che gli individui di un determinato paese sono abituati a ritenere tali.
Cosa ciò signifchi in concreto lo si capisce guardando al paniere utilizzato nel nostro
paese. I beni e i servizi giudicati dall’Istat necessari per raggiungere uno standard di vita
minimamente accettabile nell’Italia attuale si dividono in tre componenti:
• alimentare: le quantità nutrizionali raccomandate dalla Società Italiana di Nutrizione
Umana per condurre una vita “normale”, cioè adatta allo svolgimento di attività co-
muni, oggi, nel nostro paese;
• abitativa: vivere in un’abitazione di superfcie adeguata, così defnita sulla base delle
indicazioni di alcune normative regionali (in particolare quella dell’Emilia Romagna).
L’alloggio deve disporre di energia elettrica, acqua calda, riscaldamento, telefono, te-
levisione, lavatrice e frigorifero;
• residuale: tutte le spese che non rientrano nelle componenti precedenti. Si tratta del de-
naro necessario a vestirsi, spostarsi sul territorio, svagarsi. Inoltre viene qui conteggia-
ta la spesa necessaria a rispondere alle esigenze di sanità ed istruzione non fnanzia-
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te dal pubblico.
Le caratteristiche del paniere nell’Italia di 40 anni fa o quelle di oggi in un paese in via
di sviluppo risulterebbero, evidentemente, assai diverse.
A chiarire ulteriormente la natura della povertà assoluta è il confronto con quel-
la estrema. Ne manca una defnizione univoca ma tutte quelle esistenti si riferiscono
all’impossibilità di disporre delle risorse necessarie alla propria sussistenza; il punto
chiave è qui, dunque, la sopravvivenza materiale. Si tratta di un concetto utilizzato per-
lopiù con riferimento ai paesi in via di sviluppo, dove questa realtà è ancora molto dif-
2 Cfr. E. Morlicchio, op. cit., pag. 8-9.
3 Il caso 1 vede una crescita economica che tocca tutta la popolazione ma della quale benefciano mag-
giormente i gruppi più benestanti, il caso 2 è quello di migliori politiche di reddito minimo a favore
della popolazione in povertà assoluta in una fase di maggiore diseguaglianza nella distribuzione
complessiva del reddito, cfr. N. Amendola, F. Salsano, G. Vecchi, Povertà, in G. Vecchi (a cura di), "In
ricchezza e povertà. Il benessere degli italiani dall'Unità ad oggi", Il Mulino, Bologna, 2011.
4 Ibid.
5 Il paniere è stato calcolato dall’Istat nello scorso decennio e viene utilizzato per la nuova serie di dati
sulla povertà assoluta, che comincia dal 2005. Si veda Istat, La misura della povertà assoluta, Metodi
e Norme n. 39, 2009.
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