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Rapporto 2014 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia

personali - del nuovo modello DSU nazionale, sul quale verranno inseriti i dati per il cal-
colo dell’Isee. Dopo l’emanazione di tale provvedimento (il decreto fssa novanta gior-
ni di tempo), spetterà poi agli enti che disciplinano l’erogazione delle prestazioni sociali
agevolate (comuni, università ecc.) l’emanazione di una serie di atti normativi necessari
all’erogazione delle nuove prestazioni, in conformità con le disposizioni del decreto. Nel
frattempo, tutte le prestazioni assistenziali da erogare nel prossimo futuro, tra cui anche
quelle comprese nella nuova social card, andranno defnite con gli strumenti di misura-
zione e accertamento del reddito attualmente disponibili. La conclusione è che la ratif-
ca legislativa di una misura non coincide con la sua immediata operatività e con un cer-
to calendario applicativo, aggiungendo incertezza e criticità a processi pur virtuosi di ri-
forma.
Un terzo aspetto di criticità risiede nel carattere sperimentale e provvisorio di mol-
te delle recenti novità legislative. Da un lato, si deve riconoscere che la legge di stabili-
tà 2014 ha impegnato un ammontare di risorse mai visto in questi ultimi anni per la lotta
alla povertà: sommando le risorse presenti nella legge di stabilità e le risorse comunitarie
appositamente riprogrammate, si giunge ad un totale di circa 800 milioni di euro. Dall’al-
tro lato, a fronte di un percorso di implementazione defnito ancora una volta nei termini
di “sperimentazione” - senza una prospettiva normativa defnita e di copertura econo-
mica chiara di eventuali ulteriori misure in questo ambito - il rischio di avviare grandi
cantieri territoriali che non trovano un esito legislativo, può generare più un sentimento
di amarezza nei confronti di un’opera incompiuta, che la sedimentazione di competenze
e strumenti effcaci di contrasto alla povertà.
In che modo l’azione del nuovo governo potrà ridurre il rischio di una fase prolungata
e indeterminata di successive sperimentazioni, che non trovino alla fne una implemen-
tazione effettiva di misure stabili di contrasto alla povertà? A tale riguardo, ci chiediamo
inoltre se le sperimentazioni previste per il Sud saranno in grado di tenere in debito conto
la necessità di approcci di collaborazione e di sussidiarietà con gli attori del territorio, an-
che in considerazione della debolezza della infrastrutturazione sociale di molte aree me-
ridionali. Come accaduto in altre sperimentazioni del recente passato, tra cui quella del
Reddito minimo di inserimento, la sottostima di tale aspetto rischia di viziare all’origine i
processi di sperimentazione e di ridurne notevolmente l’effcacia.
Incertezze e preoccupazioni si riferiscono infne al futuro degli aiuti alimentari nel no-
stro paese. Come sappiamo, il 31 dicembre 2013 ha chiuso i battenti il PEAD, il vecchio
Programma per la distribuzione di derrate alimentari agli indigenti dell’Unione Europea,
sostituito da un nuovo fondo, il FEAD, che non rientra più nelle politiche agrarie dell’UE,
ma in quelle inerenti il welfare. Purtroppo, tale mutamento di indirizzo coincide storica-
mente con la presenza di gravi situazioni di indigenza economica per un gran numero di
persone e famiglie, che rischiano in questo modo di vedersi negato quell’aiuto alimenta-
re fn qui garantito da vari soggetti del volontariato e del privato sociale, che ha rappre-
sentato un parziale surrogato all’assenza di una misura di sostegno al reddito. Già negli
ultimi tre anni, secondo le testimonianze del mondo Caritas, l’incremento di richieste di
alimenti è stato di particolare entità: ad esempio, nei centri di ascolto della Toscana, dal
2009 al 2012 la richiesta di beni alimentari è passata dal 9 al 20,5% del totale di tutte le
richieste, pari ad un incremento del 128% in tre anni. In considerazione delle novità pro-
venienti dall’Unione Europea, la legge di stabilità 2013 ha stanziato 10 milioni di euro per
garantire il prolungamento dell’attuale sistema di erogazione di beni alimentari agli indi-
genti. La stima del fnanziamento del FEAD, che sarà a guida del Fondo sociale europeo,
arriva fno a 85 milioni di euro annui, al netto della possibilità di utilizzo anche per beni
non alimentari. In attesa che sia raggiunto a livello europeo un accordo sul nuovo pro-
gramma, i delegati dei 28 Stati membri dell’UE hanno nel frattempo prorogato la disponi-
bilità del vecchio fondo fno al 28 febbraio 2014 (limitatamente ad alcuni generi di prima
necessità). L’avvio del nuovo programma nei singoli paesi sarà comunque condizionato


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