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apparente presa in carico e, nel caso di una carente o inefficace comunicazione dei
dati emersi, di strumentalizzazione dei risultati per negare la possibilità di percorsi
efettivamente riformatori.
Il rischio di una ulteriore potenziale strumentalizzazione delle divergenze tra i dati
Eurostat sul rischio di povertà e la grave deprivazione materiale, e quelli di povertà as-
soluta difusi dall’Istat (vedi capitolo 1) è al momento scongiurato dalle dichiarazioni del
ministro del Lavoro e Politiche sociali Giuliano Poletti rilasciate durante l’audizione
presso la Commissione Afari sociali della Camera dello scorso 2 ottobre, nella quale ha
afermato: «Siamo di fronte a una situazione di peggioramento significativo della situa-
zione» segnalando peraltro «l’impoverimento di un’area sempre più larga di cittadini».
Nella stessa occasione il ministro ha – per la prima volta – parlato della necessità
di un Piano nazionale di contrasto alla povertà, come «priorità del Governo», ma con
una significativa ambivalenza: la prevalenza delle forme di attivazione rispetto a
quelle del tradizionale trasferimento monetario.


Le prospettive

L’afermazione del ministro Poletti circa la necessità di un piano di contrasto alla po-
vertà è certamente importante; per questa ragione diviene necessario dare sostanza
a questa ipotesi. È chiaro che un Piano, senza una misura economica, rischia di essere
un’arma spuntata, ma se vi fosse un approccio onesto e costruttivo, si potrebbe co-
struire un percorso di lavoro che veda tutti i soggetti, istituzionali e sociali, porre le
premesse di una azione condivisa e incrementale su questo tema.
Altrimenti – se si usa un approccio confusivo sul tema delle risorse – l’orienta-
mento politico sembra divenire una variabile irrilevante rispetto alle dichiarazioni
circa l’inopportunità di uno strumento di contrasto alla povertà anche economico:
la formula del ministro Poletti secondo la quale il trasferimento monetario «si è di-
mostrato inadatto per problematiche che hanno una particolare definizione per sin-
4
golo caso», ricorda – almeno vagamente – una afermazione del Libro Bianco del 4. Audizione presso la Com-
Ministero del Lavoro del 2003 – Governo Berlusconi e ministro competente Sacconi missione Afari sociali, 2 otto-
– che afermava: «Il reddito minimo di inserimento ha consentito di verificare l’im- bre 2014.
praticabilità di individuare attraverso la Legge dello Stato soggetti aventi diritto ad
entrare in questa rete di sicurezza sociale». 5 5. Ministero del Lavoro e delle
Sul piano politico, dicevamo, sarebbe onesto esplicitare le motivazioni secondo Politiche sociali, Libro Bianco
l’ordine di rilevanza: se certamente esiste un problema di finanza pubblica – e la “vi- sul Welfare, 2003, pag. 37.
cenda 80 euro” lo dimostra – l’allocazione delle risorse è una scelta, non un destino.
Sul piano delle prospettive, prefigurare un Piano nazionale per il contrasto alla po-
vertà è importante nella misura in cui – dal momento che non vi sono immediata-
mente provvedimenti normativi connessi – venga definita almeno una cornice
temporale e istituzionale all’interno del quale collocarla.
In altri termini – data questa prospettiva – segnalare con chiarezza:
 l’avvio di un lavoro di consultazione con i soggetti sociali e istituzionali rile-
vanti, finalizzato a sviluppare maggiori sinergie nell’immediato e prospettive
condivise per il prossimo futuro;
 trasparenti e partecipate forme di analisi dei risultati delle sperimentazioni;
 definizione di una roadmap, anche pluriennale, che a partire dai provvedimenti
in avvio, qualifichi in senso progressivo e sussidiario il sistema di protezione
sociale territoriale;
 attività di studio che verifichino i fabbisogni strutturali delle reti di presa in ca-
rico sociali – fortemente condizionate dai diferenziali territoriali – al fine di im-
maginare modelli, pure temporanei e sussidiari, tali da ofrire opportunità
efettive in tutto il Paese.


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Caritas Italiana | Flash Report su povertà ed esclusione sociale 2014 25
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