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Rapporto 2014 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia

(18,5%) e dalle mense (8,2%). L’informazione che giunge già da questi primi dati è utile
per evidenziare le dinamiche interne al mondo della Caritas. Sono in primo luogo i cen-
tri di ascolto ad intercettare le istanze dei genitori separati. I cda, presenti in tutte le re-
gioni d’Italia, rappresentano, infatti, il luogo privilegiato in cui si tessono le relazioni con
il territorio; dall’ascolto e dall’accoglienza della persona conseguono poi le altre funzio-
ni specifche: le presa in carico delle storie di sofferenza, l’elaborazione di un progetto di
“liberazione”, l’orientamento e l’accompagnamento verso specifci servizi di assistenza.
Ed è proprio dall’ascolto che a volte nascono anche dei progetti ad hoc, come quelli ap-
profonditi nel paragrafo 2.


3.1 Chi sono le persone che si rivolgono ai servizi del circuito ecclesiale (e perché) -
Tra i separati/divorziati che si sono rivolti al circuito ecclesiale la gran parte è di naziona-
lità italiana (85,3%); in termini di genere c’è una leggera prevalenza delle donne (53,5%),
rispetto agli uomini (46,5%) anche se si può parlare quasi di un’equa divisione. Per quan-
to riguarda l’età si tratta in particolare di persone nella fascia d’età centrale (45-54 anni)
e di giovani adulti (35-44 anni).
Per quanto riguarda il livello di istruzione, prevale la licenza media inferiore (34,9%)
seguita dal diploma di scuola media superiore (28,6%), dalla licenza elementare (14,5%)
e dall’attestato professionale (10,0%). Le motivazioni che hanno spinto gli utenti a chie-
dere aiuto sono legate a bisogni di tipo materiale e immateriale: le diffcoltà economi-
che (21,7%), il disagio abitativo (15,0%), l’impossibilità di accedere ai beni di prima ne-
cessità (cibo e vestiario) (12,1%); il bisogno di ascolto (13,1%) e l’assistenza psicolo-
gica (12,3%). 11
Ma in quale fase del processo di separazione sono stati intercettati? Il 42,9% è coin-
volto in separazioni legali, il 28,1% in separazioni di fatto e il 22,8% in procedimenti di di-
vorzio. Dei procedimenti di divorzio quasi la totalità risulta ormai anche conclusa.
Considerando i tempi di separazione, il 34,0% vive uno di questi stati da meno di un
anno, il 20,0% da meno di due anni, il 20,2% da un tempo che va dai due ai cinque anni, il
25,8% da oltre 5 anni.
Come detto, l’indagine si è focalizzata non sui separati e/o divorziati in generale ma
in particolare sui genitori che vivono o che hanno vissuto la rottura dell’unione; questo in
primo luogo perché si ritiene che tale situazione li esponga a maggiori oneri economici
e sociali. Rispetto al totale degli intervistati, i due terzi (66,5%) ha fgli minorenni; su que-
sti ovviamente grava un peso materiale e sociale più pesante, sia in termini di cura che
di mantenimento.

3.2 Le dimensioni della povertà e dei bisogni - Ma quali risultano essere le principa-
li diffcoltà intercettate? In primo luogo si registra un alto disagio occupazionale. Come
illustrato nella tabella 1 gli occupati rappresentano meno di un terzo degli intervistati
mentre coloro che sono in cerca di un’occupazione (disoccupati e inoccupati) sono qua-
si la metà ( 46,1%).
La grave situazione sul fronte dell’occupazione è l’elemento che maggiormente con-
diziona il post separazione. Esiste un ampio flone della letteratura sociologica che ap-
profondisce il tema delle conseguenze economiche della rottura e quella che potrebbe
defnirsi una costante è che gli impatti maggiormente negativi (in termini economici) si
riscontrano in coloro che risultano più fragili a livello occupazionale. Fino ad oggi a rico-
prire tale situazioni di svantaggio sono state in primo luogo le donne collocate in posizio-
ni occupazionali subalterne, a volte anche per scelta personale per quella che potremmo
defnire la divisione del lavoro all’interno del matrimonio.
Rispetto alle interviste realizzate non emerge un particolare svantaggio delle donne;
i livelli di disoccupazione, infatti, risultano alti sia per i maschi (45,1%) che per le femmi-
ne (47,0%)


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