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Eppure, anche tra le righe del titolo del rapporto, dietro le false partenze di cui diamo
nota nel testo, si possono leggere elementi di speranza e di pacato ottimismo. Non di-
mentichiamo, infatti, che anche nelle competizioni sportive, dopo un certo numero di false
partenze si assiste alla gara vera e propria. La storia ci insegna che dopo ogni periodo di
crisi c’è sempre stata una forma di ripresa. L’interrogativo che ci si pone a riguardo è: al
momento della ripresa, quanti saranno quelli che rimarranno ai blocchi di partenza? Qual-
cuno arriverà al traguardo, ma chi si occuperà degli ultimi arrivati e degli infortunati?
A tale riguardo, non possiamo fare a meno di osservare che, anche quest’anno, con-
tinuiamo a scontare nel nostro paese una evidente debolezza della risposta istituziona-
le alla povertà. Gli operatori delle Caritas diocesane sottolineano l’evidente incapacità
dell’attuale sistema di welfare a farsi carico delle nuove forme di povertà, delle nuove
emergenze sociali derivanti dalla crisi economico-fnanziaria. Senza dimenticare che
molte delle situazioni di diffcoltà economica o di progressiva esclusione sociale che la
Caritas incontra quotidianamente sono state provocate o comunque aggravate dalle po-
litiche di austerity e di contenimento della spesa pubblica. Tali misure hanno determinato
nel tempo un progressivo inaridimento del welfare pubblico, in diversi settori di interven-
to: la scuola, la sanità, il welfare socio-assistenziale, la previdenza, ecc.
Purtroppo, tale indebolimento si è verifcato proprio nel momento storico in cui mag-
giormente sarebbe stato necessario disporre di strumenti effcaci e tempestivi di prote-
zione sociale, rivolti a coloro che hanno perso il lavoro o hanno visto drammaticamen-
te precipitare le proprie capacità di soddisfazione dei bisogni primari. Le spese sociali
dell’austerity sono state pagate soprattutto dalle persone e famiglie al margine della po-
vertà conclamata, escluse dall’intervento pubblico, o benefciarie di interventi sociali ina-
deguati, sempre più limitati e ristretti.
A fronte di tale contesto, non è più suffciente stimolare un impegno solidale delle
comunità locali. Appare sempre più necessario agire per modifcare il sistema di
responsabilità istituzionali e di presa in carico dei componenti più deboli della nostra
società. Osserviamo con amarezza che il contesto esterno è diventato così escludente
da richiedere azioni di sistema, che da un lato continuino a sostenere le persone più fra-
gili, ma abbiano anche l’obiettivo di creare dinamiche positive a livello di aggregati politici
e territoriali, costruendo progettualità e sperimentazioni che coinvolgano il mondo eco-
nomico, il mondo sociale e le comunità in un cambiamento culturale, nell’ambito di una
prospettiva di sviluppo lungimirante, socialmente includente.
A tale riguardo, una riflessione si fa doverosa. Tutti i paesi che in Europa sono stati
maggiormente colpiti dalla crisi economica sono di estrazione culturale cristiana, preva-
lentemente cattolica. Non è naturalmente possibile stabilire una correlazione diretta tra
i due parametri considerati. Tuttavia, c’è da chiedersi in quale misura i cosiddetti “paesi
deboli” dell’Unione abbiano solamente risentito di scelte e processi esogeni, che hanno
avuto origine presso altre realtà territoriali, oppure se anche nell’humus culturale dei pa-
esi a forte componente cattolica siano presenti quei comportamenti speculativi causati
dall’avidità, che hanno determinato la genesi della crisi economico-fnanziaria. Su questo
aspetto, appare evidente la diffusa diffcoltà ad interiorizzare un importante insegna-
mento del magistero pontifcio e della dottrina sociale della Chiesa: se l’economia è atti-
vità umana, non è mai eticamente e antropologicamente neutrale. O costruisce rapporti
di giustizia e di caritas, o li distrugge. Non esiste un’altra alternativa. Da tale prospettiva
il mercato è allora richiamato ad una vocazione originaria e perduta di inclusione sociale,
dove i rapporti e gli equilibri economici siano anch’essi sussidiari alla autentica promo-
zione umana e al bene comune.

don Francesco Soddu
Direttore




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