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Venerdì 8 Agosto 2014
Emergenza Balcani: è di nuovo devastazione   versione testuale

Sarajevo - Nuove alluvioni, nuove devastazioni in Bosnia Erzegovina e in Serbia, nelle aree già duramente colpite dalle inondazioni dello scorso maggio. Le piogge scese negli scorsi giorni hanno provocato nuovi danni in molte località dei due paesi, mai ristabilitisi dopo la catastrofe primaverile, che aveva provocato una settantina di vittime e perdite per miliardi di euro.
In Bosnia Erzegovina, le località più colpite si trovano nel Cantone di Tuzla e in quello di Zenica-Doboj. Forti alluvioni si sono registrate nella cittadina di Gracanica, che è stata invasa dalle acque proprio come Celic, entrambe nei pressi di Tuzla. Secondo i dispacci della protezione civile locale, la situazione rimarrà critica nel corso delle prossime ore, con i fiumi che continueranno ad aumentare (desta particolare preoccupazione il livello del fiume Bosna, che la cui piena era stata tra le più devastanti in maggio, e che ora è di un metro sopra il livello di guardia).
Danni consistenti sono stati registrati anche nelle municipalità di Banja Luka (dove è stato dichiarato lo stato d’emergenza), Brcko, Srebrenik e Bijeljina. A Banja Luka 247 case sono state alluvionate, mentre altre 60 sono state danneggiate dalle frane. Nell’entità di Republika Srpska lo stato d’emergenza è stato dichiarato anche a Celinac, Dubica, Petrov, Kostajnica. A Srebrenik, centinaia di abitazioni sono finite sott’acqua per lo straripamento del fiume Tinja. La situazione resta molto grave anche a Zepce e nei due vicini villaggi di Topcic Polje e di Zeljezno Polje, praticamente rasi al suolo dalle frane innescate dalle acque in primavera.
La situazione è critica anche in Serbia, dove si ha notizia anche di una vittima, un uomo di sessantacinque anni morto a causa del maltempo. Le regioni più colpite sono quelle nell’ovest e nel centro del paese, soprattutto a Loznica, Krupanj, Ljubovija, Mali Zvornik, Macva e Bajina Basta. Ponti e strade sono stati distrutti, almeno venti famiglie sono state evacuate a Kosjeric, che è stata invasa dalle acque.
Da più parti si sottolinea come queste nuove alluvioni siano anche peggiori rispetto a quelle dello scorso maggio, dalle quali entrambi i paesi non avevano nemmeno ricominciato a riprendersi. L’opera di ricostruzione e di sostegno agli sfollati, infatti, è stata tardiva e in molti casi non è giunta affatto, soprattutto per quanto riguarda la Bosnia Erzegovina. Nelle scorse settimane, proprio a causa dell’inefficienza delle istituzioni, erano state organizzate delle proteste a Zepce (BiH) e a Obrenovac (SRB), durante le quali gli sfollati avevano accusato le autorità per la loro scarsa attenzione al problema, che ora risulta ulteriormente ingigantito. E i prossimi giorni non dovrebbero portare nulla di nuovo, con la pioggia che non sembra avere intenzione di smettere.
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Informazioni risalenti a maggio 2014:
 
 
Le acque si sono ritirate ma rimangono ancora molte zone sommerse, come ad esempio le regioni della Posavina e della Semberija (nord est della Bosnia Erzegovina), dove comunque i fiumi stanno gradualmente riducendo la loro portata. I governi hanno comunicato che “non ci sono più zone critiche nella regione”. Tuttavia si teme il possibile scatenarsi di epidemie e malattie infettive. Si stima che la zona colpita sia grande quasi quanto l’intera pianura padana.
E’ come se da Torino a Venezia tutto fosse finito sotto 2 metri di acqua.
  
 
 
 Fotogallery (flickr)
  
   
 
 
 
In Serbia il Primo ministro Vucic ha riferito la prima cifra ufficiale di 27 vittime accertate e 73 dispersi. Complessivamente si stima che le persone colpite dall’alluvione siano circa 500.000. 34.000 è il numero degli evacuati, a cui si devono aggiungere le persone che hanno trovato accoglienza da parenti e amici e che quindi non compaiono nelle liste dei centri. Nonostante le acque si stiano lentamente ritirando dalle zone alluvionate, rimane alto l’allarme per le ondate di piena della Sava e Danubio, per le “acque di ritorno” che potrebbero colpire aree già devastate dalle precedenti alluvioni e nuovi città (Novi Sad, Pancevo, Sremska Mitrovica. Sremski Karlovci).
 
In Bosnia Erzegovina non ci sono ancora cifre ufficiali, si sa che le vittime sono circa 25, il governo ha parlato di 950.000 persone costrette a lasciare le proprie case, ci sono migliaia di frane dovunque.
 
Alla luce delle violente alluvioni che hanno devastato la Bosnia-Erzegovina e la Serbia, la Presidenza della Cei ha stanziato durante la 66° Assemblea dei vescovi, 500.000 euro come segno di vicinanza della Chiesa italiana verso la popolazione colpita.
 
L'impegno Caritas
La popolazione locale serba e bosniaca continua a dimostrare una grossa solidarietà verso i propri concittadini colpiti dall’alluvione: sono numerosissimi i volontari locali in campo per la distribuzione degli aiuti, per l’accoglienza nelle strutture temporanee, per spalare il fango dalle case e dalle strade. La gente fa poi il possibile per donare quanto necessario, per cui almeno alcuni beni di prima necessità (cibo, acqua potabile, materiali igienici…) stanno arrivando a chi ne ha bisogno.
Gli operatori di Caritas Italiana in Serbia e Bosnia Erzegovina stanno mantenendo i contatti quotidiani con la rete delle altre Caritas straniere impegnate nel territorio (CRS, Svizzera, Belgio, Austria…). Caritas Italiana ha lanciato una raccolta fondi per l’emergenza alluvione e si sta coordinando anche con le altre ONG italiane presenti nell’area, al fine di orientare al meglio gli aiuti e condividere il più possibile le informazioni dal campo.
 
Due le  fasi di intervento.
Prima fase: intervento di urgenza (primi 30 giorni) con acquisto in loco di generi di prima necessità  per circa 10.000 persone (cibo, vestiario, prodotti per l’igiene e prodotti per la casa, medicinali, attrezzature per la ripulitura dal fango, pompe, idropulitrici…). Per questo primo intervento Caritas Italiana raccomanda vivamente di non avviare raccolte e conseguenti invii di materiale di qualsiasi genere, perché le Caritas della Bosnia Erzegovina e della Serbia stanno già procedendo nell’acquisto di tale materiale nelle zone limitrofe alle aree alluvionate.
Seconda fase: intervento di medio-lungo periodo con supporto alle strutture di accoglienza per coloro i quali non potranno rientrare a breve nelle loro case, al momento sistemati in strutture temporanee; riavvio delle attività economiche distrutte dall’alluvione: le aziende agricole in primo luogo, ma anche negozi e piccole aziende del posto; supporto alle famiglie che hanno perso totalmente o parzialmente le proprie case o che hanno perso tutto quello che avevano ai piani terra.
 
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Mappa delle aree alluvionate al 19 maggio 2014:
 


Per sostenere gli interventi in corso, si possono inviare offerte a:
Caritas Italiana
via Aurelia 796
00165 Roma
 
 
oppure tramite
 C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: “Europa/Alluvione Balcani
Le offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:
UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119
Banca Prossima, piazza della Libertà 13, Roma – Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474
Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113
 
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