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Martedì 22 Novembre 2016
Programma annuale   versione testuale
2016 - 2017
 Il 38° Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane, tenutosi a Sacrofano (RM) dal 18 al 21 aprile 2016, anche in occasione del 45° anniversario di Caritas Italiana, si è concluso con l’Udienza con Papa Francesco che, riprendendo le origini di Caritas Italiana, ne ha attualizzato le sfide e gli orientamenti pastorali.
L'incontro è servito a fare un sintetico bilancio dell’impegno pastorale a servizio dei poveri e della Chiesa in Italia per orientarne il cammino futuro, alla luce delle tematiche legate all’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, all’Anno giubilare della Misericordia, all’enciclica Laudato si’, all'esortazione apostolica Amoris Letitia e alle ulteriori indicazioni che Papa Francesco ha dato nel discorso del 21 aprile, durante l'Udienza concessa alla Caritas.
“Di fronte alle sfide e alle contraddizioni del nostro tempo – ha detto il Santo Padre - ecco l’obiettivo principale del vostro essere e del vostro agire: essere stimolo e anima perché la comunità tutta cresca nella carità e sappia trovare strade sempre nuove per farsi vicina ai più poveri, capace di leggere e affrontare le situazioni che opprimono milioni di fratelli – in Italia, in Europa, nel mondo”.
Dopo aver ricordato che “I poveri sono la proposta forte che Dio fa alla nostra Chiesa affinché essa cresca nell’amore e nella fedeltà”, il Pontefice ha tracciato una sorta di decalogo di come debba essere la misericordia nel mondo di oggi, “complesso e interconnesso”.
Una misericordia – ha spiegato – che sia al contempo:
1. attenta e informata;
2. concreta e competente, capace di analisi, ricerche, studi e riflessioni;
3. personale, ma anche comunitaria;
4. credibile in forza di una coerenza che è testimonianza evangelica;
5. organizzata e formata, per fornire servizi sempre più precisi e mirati;
6. responsabile;
7. coordinata;
8. capace di alleanze e di innovazione;
9. delicata e accogliente, piena di relazioni significative;
10. aperta a tutti, premurosa nell’invitare i piccoli e i poveri del mondo a prendere parte attiva nella comunità.
Tale decalogo costituisce una sorta di piano pastorale su cui sarà necessario confrontarsi in modo serio e su più livelli, una cartina di tornasole del nostro operato, dal locale al nazionale, fino alla dimensione europea e internazionale.
È uno schema guida per i prossimi anni, nel quadro degli Orientamenti Pastorali della CEI “Educare alla vita buona del vangelo”, dove si collocano le tematiche e l’intero percorso del V Convegno della Chiesa Italiana sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” e le indicazioni di papa Francesco nel suo discorso ai Rappresentanti del Convegno (Discorso del Santo Padre a Firenze – Cattedrale Incontro con i Rappresentanti del Convegno Nazionale della Chiesa italiana, 10 novembre 2015). In particolare là dove dice “… in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii Gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni”. Una prospettiva chiara per tutta la Chiesa italiana, alla quale il Papa raccomanda specificamente “l’inclusione sociale dei poveri, che hanno un posto privilegiato nel popolo di Dio”.
Il lavoro pastorale che ci attende si inserisce dunque in questo scenario molto stimolante e costituisce una grande opportunità per essere Chiesa che vive la comunione, annuncia con franchezza apostolica il Vangelo a tutti, contempla e si lascia formare da Cristo, avendo come icone di riferimento le Beatitudini e il Giudizio universale. “Nelle beatitudini - ci ricorda papa Francesco - il Signore ci indica il cammino…: le beatitudini e le parole sul giudizio universale ci aiutano a vivere la vita cristiana a livello di santità”. Così  Mt 25,40 (“Tutto quello che avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”) ci dice che saremo giudicati sull’amore concreto e sulla misericordia. Il nostro servizio Caritas nel quotidiano deve dunque sempre avere la consapevolezza che non si possono dividere le tre mense che fanno la nostra identità cristiana: la mensa della Parola, quella dell’Eucarestia e quella dei poveri. Se ne manca una le altre due sono falsate e non c’è comunità.
Ecco allora che il nostro impegno pastorale deve creare sintonia e unione, senza preoccuparci di fare troppe cose ma impegnandoci a crescere insieme come Chiesa “una”, in costante e fecondo dialogo con il mondo. Nell’enciclica Laudato si’, si sottolinea inoltre che “la sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare”. Da qui l’invito a un’azione pedagogica, per creare una “cittadinanza ecologica” che non si limiti a informare ma riesca a far maturare e a cambiare le abitudini in un’ottica di responsabilità:“occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo”. In questa chiave va letto il piano strategico di Caritas Internationalis “Una sola famiglia umana: prendersi cura della creazione” (“One human family, caring for creation”).
Un quadro ampio e costellato di sollecitazioni in base alle quali le Caritas sono chiamate a programmare e articolare la loro azione sul territorio per essere vicini a nuove forme di povertà e di fragilità.
Da sottolineare in proposito che su tutto il territorio nazionale è stata avviata la misura di Sostegno per l’Inclusione Attiva, approvata nello scorso febbraio dalla Conferenza unificata e che prevede l’erogazione di un contributo economico alle famiglie in povertà con minori condizionata alla partecipazione da parte di queste ultime a progetti di inserimento sociale. In questa prospettiva si ridefinisce complessivamente il modello di presa in carico, orientamento e accompagnamento delle persone in povertà e le Caritas diocesane saranno chiamate a svolgere il proprio ruolo sui territori, collaborando con gli altri soggetti locali coinvolti (comune, centri per l’impiego e terzo settore, ecc.) e supportando il processo in atto. La funzione e le attività dei centri di ascolto, nelle loro diverse articolazioni territoriali (parrocchiale/zonale/diocesano) devono dunque essere al centro di questa riflessione. Sarà pertanto necessaria un’azione non solo informativa sui territori, ma anche educativa, di mobilitazione/stimolo verso la realizzazione di forme di presa in carico sussidiarie nell’ambito della realizzazione del SIA.
Questo vuol dire in concreto leggere la realtà, le comunità e il territorio, che si è chiamati a servire in termini di relazioni, volti, contatti, progetti, dotandosi di strumenti per partecipare in modo attivo e responsabile al cambiamento in atto e rispondere in modo sempre dinamico alle nuove sfide ma anche anticipare i fenomeni, costruendo collaborazioni a favore del bene comune e generando alleanze.